mercoledì 30 ottobre 2024

Powered by Ref: Pezzo a due con dieci piante; Transenne; Devozioni per occasioni di emergenza. Romaeuropa Festival, Macro al Mattatoio, 6 ottobre 2024

Non sapevo niente di Powered by Ref, la call organizzata dal Romaeuropa Festival, nell’ambito di "Anni luce / osservatorio di futuri possibili", rivolto ad artisti nati tra il 1995 e il 2004 che operino nell'ambito della ricerca teatrale e della performance.

Vado a vedere questi tre spettacoli che sono stati selezionati a seguito della call di quest'anno un po' per caso e senza saperne molto, solo perché mi era arrivata una mail con la possibilità di comprare un mini-abbonamento con cui poter partecipare nello stesso pomeriggio a tutti e tre. Avevo dato un'occhiata rapida ai temi trattati, e un paio di questi mi avevano attirato, così avevo deciso di prendere l'abbonamento.

Solo quando sono seduta nella Sala 1 della Pelanda, uno degli edifici del Macro al Mattatoio, capisco di cosa si tratta, anche grazie alle parole della persona dell'organizzazione che introduce gli spettacoli, la quale ci dice che si tratta di progetti vincitori della call che - attraverso una residenza artistica - sono stati affinati e sviluppati per essere portati in scena. Non si tratta però di spettacoli compiuti, ma di lavori in corso, primi abbozzi di spettacoli che per diventare veramente tali hanno ancora bisogno di lavoro, ma che da questo punto di vista possono fare tesoro di un iniziale confronto con il pubblico.

Il primo, dal titolo Pezzo a due con dieci piante, è portato in scena da Conferenza Balaam, e vede protagonisti un ragazzo con un difficile rapporto con le piante, una biologa, e appunto dieci piante, mentre un musicista/tecnico del suono sembra dare voce, grazie alla sua consolle, ai suoni delle piante. Di questo spettacolo non saprei direi molto di più: a tratti mi ha fatto sorridere, a tratti mi ha annoiata. Non ne ho colto tanto il senso, e quindi faccio fatica anche a darne una valutazione.

Il secondo, Transenne, è il lavoro di Dimore creative dedicato alla storia di Giuseppe Uva, l'uomo di 43 anni che nella notte tra il 13 e 14 giugno 2008 fu fermato dai carabinieri perché, insieme al suo amico Alberto Biggioggero, era stato autore, forse perché ubriaco, di alcuni atti vandalici. Dopo essere stato portato in caserma, Uva fu poi ricoverato in ospedale e trovato morto la mattina seguente. Il processo si è concluso in Cassazione nel 2019 senza alcun colpevole. Lo spettacolo - utilizzando musica, video e parole e mescolando ricordi e altri spunti di riflessione - riesce a risultare molto efficace, forse anche grazie a una tematica di grande impatto (purtroppo non isolata), e strappa un lungo applauso al pubblico in sala.

Il terzo e ultimo spettacolo è qualcosa di veramente strano. Sofia Naglieri in Devozioni per occasioni di emergenza si presenta sul palco da sola con una tuta color carne parzialmente strappata, mentre intorno a lei sono sparsi strani oggetti e pezzi di stoffa imbottiti, e sullo sfondo viene proiettato il video di quello che sembra un esame endoscopico. Una musica "popolare" a basso volume sembra arrivare dalla stanza accanto. Nel tempo dello spettacolo comprendiamo che l'argomento di riflessione è il corpo in relazione alla malattia, non solo alla propria ma a tutte quelle che incrociamo nella nostra vita, anche attraverso la nostra famiglia e le persone con cui veniamo in contatto. A poco a poco il corpo della protagonista prende su di sé tutti gli oggetti che sono sul palco, che rappresentano parti interne ed esterne di corpi, modificate o trasformate dalla malattia, e tutti questi oggetti diventano parte del suo corpo fino a trasformare la protagonista in un essere mostruoso e incredibile che si muove - danza direi - sul palco, producendo un effetto quasi ipnotico sul pubblico. Uno spettacolo che, seppure indefinibile, ho trovato però molto originale e interessante.

Nel complesso sono molto contenta dell'esperienza fatta e soprattutto di aver visto che ci sono ancora giovani appassionati del linguaggio teatrale, sebbene trasformato dall'ibridazione tra strumenti e modalità espressive differenti. Forse il teatro ha un futuro, e ce l'ha in una direzione che è molto lontana da alcuni paludatissimi prodotti teatrali che i teatri più famosi e i nomi già affermati continuano a proporre anno dopo anno sempre allo stesso pubblico.

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