A poche ore di distanza dal termine della lettura dello straordinario libro di Emmanuel Carrère vado a vedere in lingua originale il film da esso tratto e che è da poco uscito in sala.
Il film ha avuto una realizzazione piuttosto travagliata, visto che prima Saverio Costanzo, poi Paweł Pawlikowski hanno fatto un passo indietro dopo aver iniziato a lavorarci, cosicché è stato infine Kirill Serebrennikov (il regista del bel film Summer) a raccogliere il testimone e a portare il progetto a compimento, pur avvalendosi del lavoro di sceneggiatura che già Pawlikowski aveva fatto.
Ho letto recensioni e interviste in cui Serebrennikov spiega meglio le sue intenzioni: il regista chiarisce di non aver voluto fare un vero e proprio biopic su Limonov, ma di aver voluto realizzare una narrazione in linguaggio cinematografico della narrazione letteraria della vita di Limonov che Carrère ha scritto a partire anche e soprattutto dai libri in cui l'autore racconta di sé stesso.
In pratica l'obiettivo non è in alcun modo la ricostruzione storica, né la fedeltà al personaggio, bensì un'operazione di meta-meta-narrazione: racconto per immagini di un racconto letterario tratto da letteratura autobiografica.
Non a caso il sottotitolo del film è The ballad che è un po' la chiave reinterpretativa scelta da Serebrennikov: quella che vediamo sullo schermo è una specie di opera rock tratta dal libro di Carrère, e in questo senso il regista giustifica anche la scelta della lingua inglese, che personalmente mi ha lasciata fortemente perplessa e mi ha creato un senso di straniamento e di distanza da quanto raccontato sullo schermo, che però forse era l'obiettivo perseguito dal regista.
Va riconosciuto a Ben Whishaw, che interpreta questo personaggio inafferrabile e straripante, di aver fatto un ottimo lavoro per calarsi in una parte decisamente difficile e per attraversare le mille trasformazioni fisiche e non solo di Limonov nel corso della sua vita.
Limonov e i personaggi che intersecano e accompagnano la sua esistenza - tra tutte in particolare l'amata Elena (Viktoria Miroshnichenko) - letteralmente "saltano" attraverso gli anni e i luoghi in una ballata rock che trascina gli spettatori nelle pieghe complesse degli individui e della storia, lasciandoli infine confusi e frastornati. Perché alla fine questo è il problema principale del film di Serebrennikov, e che lo distanzia enormemente dal libro di Carrère. Tanto il libro di Carrère è affascinante e trascinante, ma anche esplicativo, ricco di informazioni, appassionante nei contenuti storici e di dettaglio, quanto il film è frettoloso nei numerosi e delicati passaggi della vicenda di Limonov, di fatto non consentendo a chi non abbia già letto il libro di comprendere alcune cose e anche di farsi una idea più personale.
In conclusione, pur avendo apprezzato alcune scelte registiche e alcune trovate di montaggio, il risultato per me è stato fortemente deludente, perché il film non è riuscito a trasmettermi granché delle mille e complesse stratificazioni narrative che sono invece la forza del libro, insieme a una scrittura mirabile.
E comunque personaggi russi che parlano in inglese anche in Russia fanno un effetto quanto meno strano, e per me poco digeribile.
Voto: 2,5/5
Come immaginavo, mi avevano detto che fosse di gran lunga meglio il libro e forse il regista non era propriamente la persona giusta per farlo funzionare tramite un racconto cinematografico e/o forse Limonov non era il soggetto giusto.
RispondiEliminaDi questo regista avevo apprezzato 'Summer' visto a Bologna a una rassegna, ma è un regista che adotta uno stile particolare, almeno così mi è sembrato e forse non sempre è funzionale. Non ho visto altro suo.
Anche io avevo visto Summer e mi era piaciuto. Qui ha applicato in parte lo stesso stile ma secondo me il soggetto era molto meno adatto e cmq il risultato non mi è sembrato del tutto riuscito. Peccato!
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