Rotting in the sun, il film del regista cileno Sebastián Silva, è il mio ultimo film al cinema prima della pausa estiva. Lo avevo in lista da quando ne aveva parlato Matteo Bordone nel suo podcast incuriosendomi, ma la sua disponibilità in quel momento era solo sulle piattaforme.
Grazie al mitico cinema Troisi che inserisce il film nella sua programmazione estiva riesco finalmente ad andare a vederlo, e pure in lingua originale.
Siamo in Messico, e Sebastián Silva porta sullo schermo sé stesso rappresentato - decisamente sopra le righe - come un giovane regista gay in crisi, che annega la depressione nelle droghe e sembra non avere più alcun interesse per il sesso. Durante una breve vacanza in una spiaggia gay - che gli amici gli hanno consigliato per staccare un po' - Seb incontra Jordan Firstman, anche lui nei panni di sé stesso, un influencer gay che è una vera star di Instagram e che gli propone di fare un film insieme.
Dopo le iniziali titubanze, Seb decide di accettare la proposta e invita Jordan nello studio in cui vive, all'interno della palazzina che Mateo e sua moglie stanno ristrutturando per farne un residence per turisti e dove la signora Vero si occupa di fare le pulizie.
Seb e Jordan non si incontreranno mai perché nel frattempo succede l'imprevedibile e la commedia - che già nella prima parte ha un andamento grottesco e sopra le righe - vira verso il crime, mantenendo comunque un approccio scanzonato e ca**one, che è evidentemente una precisa scelta registica.
Il film - certamente girato con mezzi piuttosto limitati - si svolge quasi interamente nella palazzina di Mateo dove vive Seb, salvo poche scene esterne, tra cui la divertente e 'sconcia' scena sulla spiaggia gay.
Diciamo che Silva e Firstman vivono questo film come un vero e proprio divertissement, che non ha paura di essere politicamente scorretto da ogni punto di vista (le droghe sono onnipresenti, ma anche membri maschili e scene di sesso sono mostrate a più riprese e con grande leggerezza e divertimento). Chi dunque non tollera questo tipo di commedia queer un po' sboccata e un po' sopra le righe farà bene a tenersi lontano da questo film, ma chi invece riuscirà ad entrare in sintonia con lo stile matto e scanzonato di questi due (regista e influencer) che - con grandissima autoironia, prendono in giro sé stessi e il proprio lavoro, nonché alcune caratteristiche del mondo gay e della contemporaneità in generale (vedi l'onnipresenza e il ruolo dei social), in un trionfo dell'eccesso e del sopra le righe - troverà in questo film una occasione di divertimento, arrivando anche ad apprezzarne la fattura tecnica che certamente ha nel montaggio fulminante uno dei suoi punti di forza.
Voto: 3,5/5
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