In un caldissimo pomeriggio romano di luglio io e S. decidiamo di rifugiarci in un cinema per stare un po' al fresco. Nella altalenante e non certo entusiasmante offerta estiva dei cinema scegliamo di andare a vedere questo film argentino di Marco Berger, L'amante dell'astronauta.
La storia è presto detta. Pedro (Javier Orán), un giovane gay, si appresta a trascorrere un periodo di vacanza nella casa al mare di suo cugino, dove oltre a lui e alla sua compagna sono già arrivati altri amici che condivideranno con loro i giorni di ferie. Tra questi ultimi c'è Maxi (Lautaro Bettoni), un giovane un po' svagato e sopra le righe che - pur dichiarando la propria eterosessualità a più riprese - entra quasi subito in contatto con Pedro e inizia con questi una specie di schermaglia amorosa e un vero e proprio gioco di seduzione, che rende i due giovani sempre più intimi se non dal punto di vista fisico certamente nelle conversazioni e nel linguaggio. Quando sarà il momento di superare la fase dello scherzo e di decidere da che parte stare, Maxi e Pedro faranno i conti con i loro sentimenti.
Personalmente è il primo film del regista argentino che vedo, e dunque posso dare un giudizio limitato a questa esperienza. Leggo da più parti che Berger fa sempre un po' lo stesso film, e che alcuni leitmotiv si ripetono di film in film risultando dunque un po' prevedibili e stucchevoli.
Ma questo io non sono in grado di dirlo. Posso solo dire che il film di Berger, oltre ad avvalersi di due interpreti molto bravi ed empatici, riesce a risultare accattivante nonostante i 116 minuti della proiezione siano occupati per gran parte dai dialoghi tra i due protagonisti, che potrebbero essere sfinenti e invece riescono a essere teneri e divertenti, oltre che molto frizzanti nei giochi di parole e nell'uso di un linguaggio tipico dell'ambiente gay.
In definitiva, quella di Berger è una vera e propria commedia romantica di ambientazione gay, sebbene non manchi di toccare temi per niente scontati o superficiali e di registrare dei cambiamenti sociali che vedono le nuove generazioni sempre meno rigide nel guardare a orientamenti sessuali e rapporti di coppia.
All'uscita dal cinema, io e S. ci diciamo che se la stessa commedia avesse avuto come protagonisti un uomo e una donna probabilmente ne sarebbe risultato qualcosa di scontato e deludente, ma la scelta di raccontare con questa leggerezza ma senza superficialità l'incontro tra due uomini e il loro innamoramento alla fine risulta sostanzialmente vincente.
Voto: 3/5
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