Chi segue questo blog sa quanto poco volentieri io vada a sentire i concerti estivi alla cavea dell'Auditorium, perché le mie esperienze in questo senso non sono mai state particolarmente soddisfacenti.
In questo caso la mia decisione scaturisce fondamentalmente dalla proposta di un'amica pugliese: weekend romano per lei con concerto degli AIR che a lei piacciono molto, mentre io - pur conoscendoli - non li ho mai ascoltati granché. Da brava secchiona compro l'album Moon Safari, di cui proprio quest'anno cade il venticinquesimo anniversario e che infatti è il cuore del tour estivo del duo francese, formato da Nicolas Godin e Jean-Benoît Dunckel.
Ascolto un po' l'album, ma l'ascolto casalingo mi soddisfa poco, cosicché arrivo al concerto senza grandi aspettative, ma contenta in ogni caso della compagnia e della serata tra amiche.
Siamo in tribuna, con buoni posti, e la prima cosa che osservo è che la scelta degli AIR è molto diversa da quella di altri concerti visti alla cavea. Sul palco è infatti stata collocata una specie di scatola bianca rettangolare con il lato aperto verso il pubblico, dentro la quale sono posizionati tutti gli strumenti: la batteria e percussioni varie, le tastiere, i sintetizzatori, le chitarre.
Alle 21.15 sale sul palco il batterista - che in questo tour è Louis Delorme, molto bravo - poi a seguire arrivano i due componenti della band, e il concerto inizia.
I due ripropongono integralmente la scaletta dell'album, e alle prime esecuzioni penso che la serata sarà lunghissima, resistente come sono a tutta questa musica elettronica, in buona parte solo strumentale.
Man mano però che il concerto va avanti mi lascio trasportare in questo viaggio nello spazio: la scatola bianca in cui i musicisti si muovono, suonano e cantano, diventa una specie di enterprise che, grazie alle luci e alle proiezioni sulle pareti, sembra fluttuare nell'universo, attraversare pianeti reali e immaginari, esplorare le profondità dello spazio e forse anche della mente e dell'immaginazione umana.
Questa scatola non è però solo una trovata scenograficamente perfetta; essa funziona perfettamente anche come cassa di risonanza, consentendo alle musiche degli AIR di essere convogliate nella maniera giusta nella direzione del pubblico, e - secondo il mio non esperto parere - migliorando sensibilmente l'acustica della cavea.
Dopo l'esecuzione integrale dell'album Moon Safari gli AIR concedono anche il bis, con brani provenienti da altri album in un crescendo di empatia (se di empatia si può parlare in un concerto di questo tipo), che porterà all'ovazione finale del pubblico che in buona parte si alza in piedi per omaggiare questi schivi, ma eccezionali musicisti.
Voto: 3,5/5
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