Dopo aver letto quasi ininterrottamente durante una domenica di pioggia, chiusa l'ultima pagina del volume (prima della corposa bibliografia finale) e con il colpo al cuore del riferimento al padre di Cercas, resto senza parole.
Il libro di Javier Cercas non è un romanzo: lui stesso ci spiega all'inizio del volume che l'idea iniziale era quella di scrivere un romanzo, ma - man mano che studiava gli eventi e il contesto del golpe spagnolo del 23 febbraio 1981 - si è reso conto che talvolta la realtà è molto più appassionante della finzione letteraria.
Cercas fa ruotare tutta la sua ricostruzione intorno alle immagini dell'emiciclo riprese dalle telecamere interne durante il colpo di stato: in particolare la sua attenzione si concentra sul fermo immagine che mostra il tenente Tejero con la pistola in pugno, il generale Mellado in piedi che tenta di affrontare i militari, e Adolfo Suárez seduto immobile al suo posto, mentre il resto dell'aula sembra vuoto in quanto gli altri deputati si sono nascosti dietro gli scranni. Intanto le pallottole fischiano tutto intorno.
Nelle oltre 400 pagine del volume, Cercas ci aiuta a conoscere tutti i protagonisti di questa vicenda, raccontandoci la storia politica e personale di ciascuno, a partire dal presidente del consiglio dimissionario Adolfo Suárez, per proseguire con il generale Manuel Gutièrrez Mellado, vicepresidente del Consiglio, con Santiago Carrillo, deputato e capo del partito comunista spagnolo da poco legalizzato, per arrivare infine ai protagonisti del golpe, il generale Alfonso Armada, il capitano generale Milans, uno dei capi dei servizi segreti José Luis Cortina, lo stesso tenente Tejero, nonché il re Juan Carlos, a capo di una monarchia non ancora totalmente consolidata.
Attraverso lo straordinario racconto di Cercas, conosciamo nel dettaglio i fatti che sono stati ricostruiti nel corso del tempo, ma anche tutti i punti oscuri di questa vicenda, sui quali l'autore prova a proporre una sua interpretazione o a indicare l'ipotesi secondo lui più probabile tra quelle via via emerse.
Ne esce certamente un grande affresco di un paese che fa i conti con il suo pesante passato dittatoriale e che faticosamente si converte alle gioie e ai dolori della democrazia, ma il racconto di Cercas è anche l'occasione per riflettere su temi di portata molto più ampia: il ruolo della politica e i meccanismi che la caratterizzano, nonché gli uomini che la agiscono.
Tra le pagine più belle quella in cui parla di lealtà e tradimento:
«Suárez, Gutiérrez Mellado e Carrillo [...] tradirono la lealtà nei confronti di un errore per costruire la lealtà a una scelta giusta; tradirono i loro seguaci per non tradire se stessi; tradirono il passato per non tradire il presente. A volte per essere fedeli al presente occorre tradire il passato. A volte il tradimento è più difficile della lealtà. A volte la lealtà è una forma di coraggio, ma in certi casi è una forma di codardia. A volte la lealtà è una forma di tradimento e il tradimento una forma di lealtà. Forse non sappiamo di preciso cosa sia la lealtà e cosa il tradimento. Possediamo un'etica della lealtà, ma non un'etica del tradimento. L'eroe della ritirata è un eroe del tradimento.»
Oggi che tanto si parla di storytelling e che ormai quest'ultimo si è degradato ad una versione becera e opportunistica della Narrazione con la N maiuscola, Cercas ci offre un eccezionale saggio di cosa significhi davvero fare storytelling, senza tradire la storia e i fatti, senza adulare il lettore o l'ascoltatore, bensì usando le proprie ricerche e le fonti per costruire un racconto che si legge tutto d'un fiato, sebbene si tratti di un racconto che non ci risparmia alcun tipo di complessità e a volte risulta persino ridondante. Non nascondo di aver avuto anche io dei momenti di stanchezza (intorno alla metà delle 400 pagine), ma poi Cercas mi ha sempre riacchiappato e trascinato nel suo entusiasmante viaggio nel tentativo di comprendere la storia recente del suo paese e alcuni meccanismi universali.
Un grande libro, che aiuta a capire meglio un paese che non è il nostro, ma che tanto ci dice anche della nostra realtà, e soprattutto a ragionare e a riflettere sul rapporto tra gli uomini e la storia.
Da leggere.
Voto: 4/5
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