Da tempo ormai è finita l'epoca delle mostre-evento, quelle fatte quasi interamente di grandi opere di grandi autori, perché le assicurazioni hanno costi praticamente insostenibili per qualunque istituzione.
In questo contesto, le gallerie e i musei stanno provando a riconfigurarsi rispetto al nuovo scenario, cercando un proprio modo di rimanere nel mercato con un'identità riconoscibile.
Nel contesto romano, uno dei musei che secondo me meglio di tutti sta riuscendo a interpretare questo nuovo contesto è quello delle Scuderie del Quirinale, che infatti negli ultimi anni, anziché puntare sui nomi che attirano il grande pubblico, propone percorsi artistici più originali, con caratteristiche sempre più trasversali e interdisciplinari, e con queste mostre riesce comunque a raggiungere un numero elevato di visitatori.
Ne ho già viste e apprezzate diverse, cosicché quando ho notato in giro i manifesti della mostra Napoli Ottocento, avevo già deciso di organizzarmi per andare a visitarla, ancora prima che alcune amiche me ne parlassero molto bene.
E così, approfittando di una bella domenica di sole, io e S. andiamo all'ora di pranzo a visitare questa mostra il cui filo conduttore è la città di Napoli e l'insieme dei movimenti artistici e culturali che la animarono durante l'Ottocento, facendone un punto di riferimento non solo in Italia ma anche in Europa.
L'Ottocento raccontato dalla mostra inizia in realtà dalle fascinazioni dei Grand Tour settecenteschi e si chiude allo scoppio della prima guerra mondiale.
In questo secolo rigoglioso per la città, a Napoli arrivarono artisti e intellettuali da tutta Italia, Europa e persino dagli Stati Uniti, affascinati dalle mille prospettive di questa città: le bellezze archeologiche, il folklore, il mare, il golfo e le isole, la vegetazione, l'urbanistica. Degli artisti in mostra alcuni sono famosi anche per me - ad esempio De Nittis, Fortuny, Turner, Sargent, Degas - altri invece, per me ignorante, risultano praticamente sconosciuti - vedi Van Pitloo, Giacinto Gigante, i fratelli Filippo e Giuseppe Palizzi, Gemito.
Così, attraverso questo percorso scopro l'esistenza di affascinanti scuole artistiche come quella di Posillipo, e di istituzioni scientifiche di grandissimo rilievo come la stazione zoologica nata dall'iniziativa di Anton Dohrn, nonché alcune forme di artigianato artistico, le origini della fascinazione di Napoli per il mondo orientale, i non scontati collegamenti tra le vicende storico-sociali e quelle artistico-culturali.
La mostra mi consente anche di cogliere l'alternarsi e lo scontrarsi - nel medesimo periodo e nella stessa area geografica - di correnti artistiche differenti, che interpretano il significato dell'arte in maniere diverse e scelgono soggetti artistici differenti, come espressione non solo di preferenze e interessi individuali ma anche in conseguenza di una diversa lettura collettiva della società e del mondo, così come mi porta per mano verso un'arte che dopo aver cercato di riprodurre su tela la luce si fa via via sempre più materica.
Ma, sopra tutto, la mostra ci dà la possibilità di vedere da vicino dipinti e opere bellissime di cui non sospettavamo l'esistenza.
Voto: 4/5
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