Siamo al momento dei bilanci anche per Robert Guédiguian, regista francese di Marsiglia, di origine armena, che ha ormai compiuto 70 anni e che ha molto coltivato - durante la sua vita - l'impegno politico, anche attraverso la sua attività cinematografica.
E la festa continua! racconta la storia di Rosa (Ariane Ascaride) e della sua famiglia allargata: suo fratello Tonio (Gérard Meylan, un vecchio comunista un po' dongiovanni, che divide la casa con una giovane donna di colore, collega di Rosa in ospedale), i figli Minas (Grégoire Leprince-Ringuet) con la sua famiglia formata da moglie e due figlie, e Sarkis (Robinson Stévenin) e la sua nuova fidanzata Alice (Lola Naymark), infine il padre di quest'ultima, Henri (Jean-Pierre Darroussin), di cui Rosa si innamora ricambiata.
Tutto avviene a Marsiglia, la città di Guédiguian, e la famiglia di Rosa è - come quella del regista - di origine armena, tanto che Sarkis gestisce un bar armeno nella città.
Rosa è una donna che ha superato la mezza età, ma ancora lavora come infermiera nell'ospedale della città; da sempre però è impegnata politicamente, e in vista delle elezioni comunali sta tentando una difficile mediazione tra le varie anime della sinistra locale allo scopo di individuare un capolista che sia gradito a tutti.
Quando arriva l'amore inaspettato per Henri, Rosa inizia a fare una serie di riflessioni sulla propria vita e sulle scelte fatte e da fare, anche in relazione agli eventi che avvengono intorno a lei e che coinvolgono anche i componenti della sua famiglia.
E la festa continua! oscilla dunque continuamente - nel personaggio di Rosa, ma anche in diversi altri personaggi - tra il desiderio e la spinta verso l'impegno sociale e politico e la tentazione di un ripiegamento nel proprio privato e nella dimensione degli affetti individuali, oscillazione che trova le sue radici in una amara riflessione sulla politica oggi e anche nella consapevolezza dei fallimenti individuali e collettivi, oltre che dei cambiamenti in atto che l'età che avanza rende sempre più difficile comprendere.
Di fondo restano però un amore viscerale per Marsiglia, città meticcia dove si incontrano culture e mondi diversi, ma anche piena di mille contraddizioni (il film è dedicato ai morti causati dal crollo di due case fatiscenti nel quartiere storico della città), un forte legame con le proprie origini armene, ma anche con il proprio essere francese, una ricerca mai esaurita sulla nostra umanità in tutte le sue sfaccettature.
La risposta di Guédiguian resta alla fine sempre la stessa: ha ancora senso impegnarsi in prima persona per il bene della collettività. E questo rappresenta oggi probabilmente il grande interrogativo che non sono sicura continui a trovare una risposta affermativa già nella mia generazione, e forse ancor meno nelle generazioni future. Spero di sbagliarmi, o forse - esattamente come Guédiguian - noi stiamo passando la mano e non comprendiamo le forme e i modi dell'impegno futuro.
Il film del regista marsigliese - dal mio punto di vista un po' legnoso nella sceneggiatura e nel montaggio - ha la sua dote migliore in questo mix di malinconia e di speranza che attraversa la storia e tutti i personaggi, in primis quello di Rosa.
Voto: 3/5
Ecco, questo invece mi ha proprio deluso... mi sento un fan "tradito" di Guediguian. Capisco che a una certa età è difficile non ripetersi, il discorso vale anche per altri ovviamente, a partire da Ken Loach. Ma mentre il vecchio Ken nella sua prevedibilità riesce ancora a farsi amare per la sua passione sincera e il suo commovente ardore senile, Guediguian mi pare l'ombra di se stesso. Un film stereotipato, svogliato, stanco, perfino un po' snob, quasi un bignami di tutta la sua filmografia. Non mi ha suscitato la minima emozione. Non me l'aspettavo.
RispondiEliminaSicuramente c'è una forte componente di stanchezza e di disillusione. Io però non conosco bene tutta la sua filmografia quindi faccio fatica a giudicare. Mi è invece sparito il tuo commento su Challengers di cui mi era arrivata mail ma non l'ho trovato nel blog
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