Come dividere una pesca / Noor Naga; trad. di Francesca Pe'. Milano: Feltrinelli, 2023.
Protagonisti di questo romanzo di Noor Naga sono una ragazza e un ragazzo senza nome. Lei è di origine egiziana ma è cresciuta in America dopo che i genitori si sono trasferiti lì, lui viene da un piccolo e poverissimo villaggio che ha abbandonato per spostarsi al Cairo dove ha partecipato alle manifestazioni che hanno portato alla caduta di Mubarak.
Lei decide di trascorrere un periodo al Cairo perché vuole entrare in contatto con il suo paese d'origine, nonostante il parere contrario della madre, e ci arriva da privilegiata, con un lavoro, una bella casa a disposizione e ampie possibilità economiche. Nel frequentare il Riche Cafe conosce il ragazzo di Shubra Khit, e da qui inizia una relazione tra i due. Si tratterà di un incontro tra due mondi apparentemente vicini, ma in realtà lontanissimi e inevitabilmente destinati a entrare in collisione.
Il libro di Noor Naga è articolato in tre parti. Nella prima ogni capitolo inizia con una domanda più o meno bizzarra, cui segue il relativo punto di vista dei due protagonisti, che si alternano capitolo dopo capitolo. Nella seconda parte la storia continua senza domande, ma sempre attraverso l'alternarsi del racconto di lei e di lui, dopo che le loro strade si sono separate. L'ultima parte racconta un laboratorio di scrittura in cui un insegnante e un gruppo di persone stanno commentando il romanzo di Noor, in particolare discutono della sua terza parte, e dunque di quanto accaduto dopo gli ultimi eventi descritti nella seconda parte, e si conclude con la notizia che il romanzo verrà pubblicato.
Sul piano della struttura narrativa, come si vede, si tratta di un romanzo molto originale che spariglia un po' le carte della narrazione e, in particolare nell'ultima sezione, svela la finzione, facendosi meta-narrativo, e portando direttamente nel romanzo alcune possibili obiezioni del lettore. E già questo lo rende piuttosto interessante.
A me personalmente ha però intrigato particolarmente lo sguardo all'interno della cultura e della società egiziane, soprattutto in relazione al rapporto con il mondo femminile. Il fatto che la protagonista sia una egiziana (e non una straniera), ma una egiziana di cultura occidentale, rende questo sguardo estremamente sfaccettato e complesso, pieno di contraddizioni, e costringe il lettore a riflettere sul tema delle distanze culturali, sulle moltissime forme ancora esistenti di colonialismo, sulle disparità interne alla stessa società egiziana, sulla profonda delusione di un popolo rispetto al sogno di riscattarsi, e su molto altro che il nostro punto di vista occidentale non solo ci rende difficile comprendere ma talvolta persino riconoscere.
Una lettura non facile e a tratti persino respingente, per la violenza psicologica strisciante che la attraversa, ma estremamente stimolante.
Voto: 3,5/5
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