Avevo già adocchiato il film di Piero Messina, che mi incuriosiva molto per trama e cast molto lontani dagli standard del cinema italiano. Quando poi F. mi ha segnalato la proiezione al Greenwich con presenza in sala del regista e dell'attore principale Gael García Bernal non ho avuto più dubbi.
I due salgono sul palco per una breve intervista, e si capisce che oltre ad aver lavorato insieme per questo film sono amici: Piero Messina ci spiega che il film che stiamo per vedere, pur flirtando con il cinema di genere, in questo caso il sci-fi, è in realtà una storia molto personale e che sente molto sua; Bernal invece ci parla del suo personale rapporto con il cinema italiano, iniziato molto tardi ma piuttosto importante nella sua formazione.
Dopo questa breve introduzione eccoci al film (purtroppo anche questo doppiato: i due protagonisti, Bernal e Berenice Bejo, sono fratelli nel film e parlano tra di loro spagnolo, mentre con gli altri parlano in inglese). Another end - che nei titoli di apertura gioca con un'altra espressione inglese contenuta nel titolo, Not Here - racconta la storia di Sal (Bernal), un uomo che ha perso la compagna Zoe in un incidente stradale, e non riesce a fare i conti con il lutto e con il senso di colpa. Siamo in una città senza nome, livida e piovosa (in realtà un mix di Parigi e Roma), in un futuro che potrebbe non essere tanto lontano dal nostro presente, e in questo futuro una società che si chiama Aeterna, dove lavora anche Eve (Bejo), la sorella di Sal, offre ai suoi clienti la possibilità di trasferire il contenuto della mente del defunto nel corpo di un locatore, una persona che per soldi o altri motivi decide di prestarsi alla causa e, per un numero di incontri prestabilito, diventa l'avatar della persona morta e potrà interagire con chi è rimasto, dando loro la possibilità di elaborare e gestire meglio l'addio. Convinta da Eve, anche Sal decide - dopo qualche esitazione - di ricorrere ai servizi di Aeterna, e così Zoe ritorna nel corpo di un'altra donna (la bravissima Renate Reinsve, già apprezzata ne La persona peggiore del mondo). Durante questi incontri Sal non solo ritrova Zoe attraverso la donna che ne porta i pensieri e le memorie, ma a poco a poco si affeziona anche a questo nuovo corpo che lo mette in contatto con Zoe. Per questo Sal chiede alla sorella di proseguire gli incontri e a un certo punto comincia anche a seguire la donna nella sua vita normale creando una situazione che si fa via via sempre più difficile da decifrare.
Mi fermo qua perché ho detto fin troppo e perché Another end è uno di quei film che gioca molto sul finale a sorpresa e sul gioco che in questo modo innesca con lo spettatore, anche durante l'intera visione.
Come già era stato per Estranei, con cui questo film condivide il tema della perdita e del lutto, e anche la componente diciamo non realistica (soprannaturale nel primo caso, e fantascientifica nel secondo), io non sospetto praticamente nulla fino alle fine. E dire che leggo qua e là che si capisce tutto già da metà film, ma evidentemente la mia elasticità mentale deve essersi enormemente ridotta con l'età.
In ogni caso, al di là del più o meno atteso finale, all'interno di questa confezione sci-fi dal respiro decisamente internazionale (e ne va dato decisamente merito a Piero Messina, tra l'altro compositore anche di parte dei brani che costituiscono la colonna sonora del film) si sviluppa un racconto i cui temi sono universali e senza tempo, ossia l'amore e la perdita, cui si affianca una riflessione sui legami umani e su cosa li sostanzi (le esperienze condivise, i ricordi, il nostro modo di essere, l'intimità dei corpi, un mix di tutto questo?), e in ultima istanza ci si chiede cosa fa della persona quello che è, perché se siamo il nostro cervello allora sembra perdere importanza in quale corpo agisca, ma solo come. Sono temi per me estremamente affascinanti e su cui negli ultimi anni per vari motivi ho avuto modo di riflettere tanto, e devo dire che il film di Messina mette sul piatto una serie di elementi di analisi intellettuale ed emotiva non banali né scontati.
Si potrà dunque dire che non si tratta di un film perfetto, non certo un capolavoro, ma personalmente ho moltissimo apprezzato sguardo e ambizione di questo regista italiano sui generis che a questo punto intendo seguire con particolare attenzione.
Voto: 3,5/5
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