Come sa chi un po' legge questo blog, non sono né particolarmente appassionata né particolarmente conoscitrice della musica classica, ma ogni tanto mi piace fare qualche incursione in questo territorio, soprattutto quando vengo in contatto con musicisti che riescono a trasmettermi qualcosa.
Questo è il caso di Giovanni Sollima, compositore e violoncellista palermitano, che ormai seguo da diverso tempo con soddisfazione.
Questa volta Sollima è - insieme all'ensemble Il Pomo d'Oro e al violinista Federico Guglielmo - nel programma dell'Istituzione Universitaria Concerti (IUC) che ogni anno porta una bella selezione di musica classica e non solo nell'Aula magna della Sapienza.
La bellezza della proposta musicale di Sollima sta nel fatto che la sua non è solo una scelta di brani da suonare, bensì è un percorso di senso, una narrazione in musica, che consente anche al pubblico più ignorante (a cui ritengo di appartenere da questo punto di vista) di cogliere dei collegamenti inaspettati.
In questo caso, al centro della ricerca musicale c'è il mare Adriatico e soprattutto la città di Venezia, a lungo luogo di incontro di culture diverse ma tutte accomunate da un legame profondo con il mar Mediterraneo.
Questa centralità di Venezia è confermata dal fatto che il programma si costruisce intorno ad alcune composizioni di Vivaldi (Concerto in si bemolle maggiore RV 547, Sinfonia dall’opera Dorilla in Tempe 709, Recitativo dal Concerto Grosso Mogul RV 208, Il Proteo o sia il mondo al rovescio, Concerto in fa maggiore RV 544), cui fanno da controcanto musiche popolari provenienti da Cipro (Kartsilamades) e dalla cultura Arbereshe (Moje Bokura), cui si aggiungono Tartini (Aria del Tasso e Gondoliera) e le composizioni dello stesso Sollima (Il Concerto Perduto, Moghul, The Family Tree).
Dentro questo concerto si passa dalle sonorità settecentesche di Vivaldi a quelle ritmate della musica tzigana e balcanica, dai suoni melodiosi di ascendenza mediorientale agli elementi alle dissonanze contemporanee, il tutto in un discorso però unitario e coerente.
Sollima è come sempre spaziale con il suo violoncello a cui fa fare praticamente qualunque cosa, ma devo dire che l'ensemble Il Pomo d'Oro e il violinista Federico Guglielmo reggono brillantemente il confronto, e trasformano ogni esecuzione in un momento di straordinaria goduria.
Voto: 4/5
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