Smoke sauna è un documentario estone che la regista Anna Hints ha dedicato a un luogo (una sauna costruita in mezzo ai boschi vicino a Võru, in Estonia) e alle sue frequentatrici (tutte donne), che stagione dopo stagione si ritrovano in questo luogo dove l'intimità dei corpi favorisce lo scambio e la costruzione di un senso di sorellanza.
Il documentario segue una struttura molto iterativa, attraversando le stagioni, e mostrando le operazioni di preparazione della sauna, la vita al suo interno e le conversazioni tra le donne, e infine le scene all'esterno che valorizzano il rapporto diretto con la natura.
Centrali in questo racconto sono i corpi delle donne, che vediamo quasi sempre nudi, ma che sono filmati senza alcuna morbosità bensì con lo sguardo benevolo e partecipe di una donna che è in grado di apprezzare e valorizzare tutti i corpi con tutte le loro imperfezioni. Da questo punto di vista - anche tenendo conto della difficoltà tecnica di riprendere questi corpi in un ambiente piccolo e buio, in cui le fonti di luce sono poche e fioche - la regista fa un lavoro straordinario trasformando ogni immagine in una tela caravaggesca, in cui a seconda dei casi la luce si concentra sui volti, sulle schiene, sui seni, sui piedi o su altri dettagli, spesso lasciando in ombra tutto il resto. Su questi corpi, di cui vengono via via illuminati e valorizzati dettagli, ascoltiamo le parole di queste donne che raccontano le loro storie: storie d'amore, di dolore, di passione, di sesso, di maternità, di malattia, di violenza.
Non si tratta di un film adatto a tutti i palati, e lo dico riferendomi sia al ritmo che ai contenuti, ma che in me ha comunque suscitato un certo interesse e connesse riflessioni.
In particolare, al termine della visione riflettevo sul fatto che, mentre il luogo e l'istituto della sauna sono qualcosa di completamente estraneo alla nostra cultura - e quindi inevitabilmente noi italiani che guardiamo questo film facciamo fatica a capire il rapporto di queste donne con questo luogo, e personalmente faccio anche fatica a pensare a un luogo più familiare alla nostra cultura che assolva alla medesima funzione (forse non c'è) -, le cose che queste donne si dicono risultano assolutamente allineate alle esperienze nostre o delle donne che appartengono al nostro mondo, a conferma del fatto che le storie delle donne attraversano quasi intatte confini geografici e culturali e che dunque esiste una specificità della condizione femminile e problematiche relative contro ogni tentativo di negazione.
Non una visione facile (soprattutto - almeno per quanto mi riguarda - per la componente di rito ancestrale e magico che emerge a più riprese), ma sicuramente una visione interessante.
Voto: 3/5
Nessun commento:
Posta un commento
Lascia qui un tuo commento... Se non hai un account Google o non sei iscritto al blog, lascialo come Anonimo (e se vuoi metti il tuo nome)!