Libera. Diventare grandi alla fine della storia / Lea Ypi; trad. di Elena Cantoni. Milano: Feltrinelli, 2023.
Non ricordo più in quale podcast avevo sentito parlare di questo libro di Lea Ypi, ma non finirò mai di ringraziare chiunque sia stato a ispirarmi questa lettura perché Libera è un libro bello e importante.
Lea Ypi è è una filosofa albanese, nata a Tirana nel 1979, che attualmente insegna filosofia politica alla London School of Economics di Londra.
Il libro - scritto originariamente in inglese e che in Gran Bretagna ha vinto il Premio Ondaatje - è un memoir nel quale la Ypi racconta gli anni del suo passaggio dall'infanzia all'adolescenza e infine all'età adulta, ossia gli anni che vanno dal 1990-91 al 1997-98. Attraverso la propria storia personale, la Ypi ci conduce all'interno delle pieghe delle vicende storiche che hanno caratterizzato l'Albania di quegli anni, dall'eredità difficile del dittatore Enver Hoxha, alla fine della dittatura con le prime elezioni democratiche e l'avvio della transizione, fino alla fase della cosiddetta "anarchia albanese" del 1997. In quell'anno Lea Ypi terminava la scuola superiore e decideva di andare a studiare in Italia, alla Sapienza di Roma, con una borsa di studio.
Il libro comincia nel 1990 con Lea undicenne che di ritorno da scuola, per nascondersi dalle proteste di piazza in corso, si nasconde dietro la statua di Stalin, abbracciandone una gamba. Si tratta di un'immagine fortemente simbolica che riflette i sentimenti della protagonista in quel momento. Lea è cresciuta in un paese guidato da Hoxha (al potere per oltre 40 anni) secondo le più ferree regole del socialismo reale, di impronta marxista-stalinista, un paese che proprio per le idee radicali di Hoxha non solo è lontano dal mondo occidentale, ma è uscito dal Patto di Varsavia dopo la svolta di Kruschev. Lea vive con i genitori, il fratello e la nonna Nini, che le ha insegnato fin da piccola il francese, lingua che la bambina non ama perché la rende diversa da tutti i suoi compagni. Lea non sa - perché i genitori e la nonna glielo nascondono - che sua nonna proviene da una famiglia aristocratica musulmana dell'impero ottomano, e che anche per questo la sua famiglia non è particolarmente ben vista dal regime di Hoxha e ha subito nel tempo anche alcune forme di persecuzione. Ignara di tutto ciò, Lea è invece un'entusiasta di Enver Hoxha e del mondo nel quale vive che - come a tutti i bambini - le appare il miglior mondo possibile, nonostante tutte le sue contraddizioni. L'inizio delle proteste di piazza e le crepe sempre più ampie che si aprono nel regime e nella società albanese mettono Lea di fronte a domande sempre più complesse e parzialmente senza risposta.
In pochi anni, dopo la fine del regime comunista e l'avvio della transizione sul piano politico ed economico, Lea intraprende il suo percorso di crescita, dovendo fare i conti con verità di cui non sospettava l'esistenza e una realtà sempre più confusa e complessa: l'attivismo politico della madre a favore di una società liberista, il socialismo incerto del padre e la sua imprevista e difficile carriera nel partito, le rivelazioni della nonna anche grazie a un viaggio a Parigi con Lea, i tantissimi amici e conoscenti emigrati in Italia o comunque scappati dall'Albania che in parte vengono rimpatriati e in parte fanno perdere le loro tracce, i cambiamenti sociali repentini e la difficoltà a dare un senso al passato e al presente. Intanto Lea diventa una giovane donna chiamata a costruire la propria visione del mondo, mentre l'Albania all'inizio del 1997 finisce nel caos - tra proteste e guerriglia armata nelle strade - a causa della rabbia collettiva esplosa dopo il fallimento delle imprese finanziarie nate alla fine del comunismo e la conseguente perdita di tutti i risparmi di oltre un terzo della popolazione. Mentre in Albania arrivavano le truppe italiane che capeggiavano l'Operazione Alba sotto l'egida dell'ONU allo scopo di riportare l'ordine e l'Italia di Romano Prodi attuava un blocco navale nell'Adriatico che determinò un grave incidente e la morte di 81 persone, Lea vive mesi difficilissimi chiusa in casa per paura di essere ammazzata per strada, con la madre e il fratello saliti al volo su una nave che li avrebbe portati in Italia, e il resto della famiglia (padre e nonna) rimasti in Albania, mentre lei si trova a decidere cosa fare del suo futuro.
Un libro scritto con grande maestria, appassionante più di un romanzo, che getta luce su un paese per noi vicinissimo e le cui vicende hanno avuto riflessi anche sulla storia italiana, ma di cui alla fine sappiamo poco (parlo per me ovviamente!) e quello che sappiamo non sempre corrisponde perfettamente alla prospettiva delle persone che quelle cose le hanno vissute. Lea Ypi non pretende di esaurire i punti di vista e le interpretazioni della storia albanese di quegli anni, però certamente offre numerosi spunti di riflessione sul concetto di libertà, oggetto di appropriazione di ideologie contrapposte, caratterizzato da numerose sfaccettature e ambiguità, le stesse che la piccola Lea si trovò ad affrontare a cavallo tra il socialismo reale del passato e la svolta liberista degli anni Novanta.
Un libro che fa venire mille curiosità e ci conferma ancora una volta - se ce ne fosse bisogno - quanto siamo chiusi nei nostri piccoli mondi e quanto facciamo fatica a capire le "vite degli altri", anche quelli con cui per una serie di circostanze incrociamo le nostre esistenze.
Consigliatissimo.
Voto: 4,5/5
Da prendere in considerazione certamente. Il cinema stesso ci racconta parti omesse, zone d'ombra e spesso porzioni di storia a noi sconosciuta. Anche il romanzo di Ermal Meta racconta qualcosa anche se della sua Albania ha toccato forse troppo in superficie. Non mi sembra invece il caso di questo libro, grazie della bella recensione.
RispondiEliminaGrazie Lory! Mi sento davvero di consigliarlo molto caldamente!
Elimina