Ultimamente a teatro faccio davvero fatica a trovare cose che mi conquistino. Non so se è un momento di stanca mio o le mie aspettative - dopo tanti spettacoli visti - sono troppo alte, ovvero è il teatro a non godere di un momento particolarmente originale e felice.
Comunque, il risultato è che anche questo spettacolo tratto da due racconti di Kafka mi ha lasciata piuttosto indifferente.
In entrambi i racconti protagonisti sono degli animali: nel primo si tratta di una scimmia che racconta la sua storia a dei fantomatici accademici, spiegando come - dopo essere stata ferita e catturata da esseri umani - abbia fatto un percorso di "umanizzazione", imparando dagli umani, nel bene e nel male; nel secondo la protagonista è una talpa (che parla torinese!) la quale ha un rapporto insano con la sua tana che considera sempre minacciata da più o meno assurdi pericoli esterni.
È evidente che in entrambi i casi Kafka, attraverso le storie raccontate in prima persona da questi animali, punti a mettere in evidenza le idiosincrasie e le storture dell'essere umano, offrendo spunti di riflessione senza tempo e che si possono estendere a cose e situazioni diverse.
Ciò detto, lo spettacolo di Alessandro Gassmann è - sul piano registico - abbastanza prevedibile, soprattutto se si sono visti altri suoi spettacoli a teatro. L'uso del telo davanti al palcoscenico su cui proiettare immagini e produrre effetti scenici grazie a luci e ombre è ormai un punto fermo della sua regia, che però - secondo il mio modesto parere - ha senso in alcuni casi e garantisce un vero valore aggiunto, mentre in altri casi - come in questo - non cambia poi molto e risulta un po' posticcio. Mi è invece piaciuta la scenografia del secondo racconto, con il declivio di terra punteggiato dalle buche realizzate dalla talpa che ogni volta riemerge da una diversa.
Giorgio Pasotti l'ho trovato bravo e abbastanza convincente.
Però, oltre al fatto che per tutto il secondo racconto sono andata avanti a chiedermi se ci fosse una qualche relazione col primo e a pensare di essermi persa qualcosa, il testo e la sua messa in scena non sono riusciti a determinare in me una vera empatia e sono uscita dallo spettacolo senza portarmi appresso granché. Peccato, più che altro per me.
Voto: 3/5
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