Con Povere creature! Yorgos Lanthimos continua il suo originale percorso cinematografico portando in qualche modo a sintesi i tanti elementi di cui la sua filmografia è disseminata.
Dopo gli esordi di lingua e ambientazione greca (Kinetta, Dogtooth e Alps) e poi i film di transizione verso il mainstream ma ancora caratterizzati da alcune atmosfere e modalità narrative dei precedenti (The lobster, Il sacrificio del cervo sacro), con La favorita Lanthimos cambia sceneggiatore (Tony McNamara, che è anche lo sceneggiatore di Povere creature!) e volge lo sguardo al passato storico, pur non rinunciando - mutatis mutandis - a indagare con il suo sguardo obliquo le dinamiche contorte e distorte delle relazioni umani e sociali.
Molto de La favorita transita anche in Povere creature!: non solo lo sceneggiatore, ma anche una delle attrici che qui diventa protagonista (Emma Stone), nonché una narrazione che mette al centro figure e punti di vista primariamente femminili, mentre gli uomini vanno a formare un catalogo di tipi umani, non necessariamente negativi, ma certamente ancillari rispetto alla centralità della protagonista, Bella Baxter.
Continua infine con questo film l'uso, qui forse a tratti anche un po' eccessivo, di grandangoli e fisheye, a dare l'impressione di guardare la vita di Bella dallo spioncino di una porta o di stare guardando comunque una realtà deformata e dunque fantastica.
In quest'ultimo film Lanthimos recupera anche l'ambientazione sospesa e indecifrabile della sua prima produzione: in realtà in questo caso siamo ancora di fronte a un film in costume, ma la cui collocazione più che storica è letteraria, in quanto attinge all'universo e all'immaginario steampunk. Abbiamo dunque luoghi in teoria reali (Londra, Lisbona, Parigi), ma scenografie che pur prendendo spunto dall'età vittoriana la ricostruiscono in una maniera che oscilla tra il retrò e il fantascientifico.
Tutto ciò premesso, il vero motore del film di Lanthimos è Bella Baxter (una straordinaria Emma Stone), cervello di bambina impiantato in un corpo di donna dal chirurgo-scienziato un po' matto Godwin (Willem Dafoe), impara e sperimenta la vita senza alcun condizionamento sociale e preconcetto, scegliendo di volta in volta quello che desidera fare e sottraendosi a ogni tentativo di possesso e a ogni limitazione che gli uomini tentano di imporle. Una pura storia di emancipazione femminile, un percorso di affrancamento individuale che passa per il corpo e arriva alla mente, e che ci offre una spudorata e giocosa riflessione sulla libertà individuale.
Il mai sopito interesse di Lanthimos per le dinamiche relazionali tra gli esseri umani e per le storture che le strutture sociali (a partire dalla famiglia) impongono agli individui incontra l'universo strampalato e immaginifico di Alasdair Gray (autore del libro da cui è tratto Povere creature!) e si incarna nel corpo di Bella e nello stupore continuo dei suoi occhi durante una scoperta della realtà senza sovrastrutture.
Il film mi è piaciuto e ne condivido appieno il successo e gli elogi. Però - se posso esprimere un però - il primo Lanthimos, quello di pochi mezzi e tante idee, era forse per me più stupefacente, perché ha rappresentato davvero una rottura che io per prima ho fatto fatica a comprendere.
Quando uscì The lobster - il primo film che ho visto del regista greco - non l'ho apprezzato quanto avrei dovuto perché non avevo gli strumenti per farlo (eppure eravamo già nella fase di avvio del suo cinema mainstream), ma quando ho visto (pochi anni fa) Dogtooth - meritoriamente riportato al cinema - avevo ormai tutti gli elementi e gli strumenti per riconoscere nel suo mondo capovolto e un po' disturbante il segno di un regista che avrebbe fatto scuola e cambiato anche le nostre aspettative sul cinema.
Molti secondo me dei registi più in voga oggi - stranieri e italiani - devono molto a Lanthimos e al suo modo innovativo di raccontare le relazioni umane.
Voto: 3,5/5
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