Finalmente riesco a vedere questo film che inseguo da diverse settimane senza successo. Si tratta di Manodopera, il film di animazione (realizzato con la tecnica della stop-motion) da Alain Ughetto, regista francese di origini italiane, che sceglie questa strada per raccontare la storia dei suoi nonni, emigrati dal Piemonte per lavorare in Francia.
Siamo alla fine dell'Ottocento nel villaggio - ora abbandonato - di Ughettera (ai piedi del Monviso), dove il cognome Ughetto accomuna gran parte degli abitanti. Qui inizia la storia di Cesira e Luigi, i nonni del regista, storia che Alain racconta attraverso il punto di vista di Cesira, l'unica nonna che ha conosciuto. La cosa buffa è che Cesira è un pupazzo di DAS - come tutti gli altri personaggi - che interagisce con il regista, di cui vediamo solo le mani (a grandezza naturale) e che durante tutto il film ci mostra anche il processo creativo e realizzativo del mondo da lui ricostruito e dove si muovono i personaggi.
Cesira conosce Luigi quando quest'ultimo ha solo vent'anni, ma già lavora insieme ai suoi fratelli ancora più piccoli di lui. Entrambi vengono da famiglie contadine, ma la terra in questa zona non consente di sfamare tutte le bocche, cosicché gli abitanti di Ughettera (e non solo) devono spingersi oltre il confine e offrire la loro forza lavoro alla Francia. Luigi e Cesira si sposano e cominciano ad arrivare dei figli, cosicché le bocche da sfamare aumentano. Intanto, prima la guerra mondiale e la campagna in Libia, poi l'epidemia spagnola, poi l'avvento del fascismo e l'inizio della seconda guerra mondiale, decimano la famiglia: Luigi perde i suoi fratelli, poi muoiono i genitori e purtroppo anche qualche figlio. Luigi e Cesira nel frattempo si trasferiscono in Francia, comprano un appezzamento di terra e costruiscono una casetta. Se all'inizio subiscono tutte le discriminazioni e le forme di razzismo destinate agli immigrati, con lo scoppio della seconda guerra mondiale vengono naturalizzati francesi, e si trovano a essere bombardati dai loro connazionali italiani.
Nel frattempo la famiglia cresce ancora; i figli si sposano, nascono i nipoti, mentre Luigi e Cesira invecchiano. Il primo morirà poco più che sessantenne, mentre Cesira vivrà fin oltre i 75 anni e diventerà la memoria vivente della storia di questa famiglia, poi trasferita al nipote Alain che con questo film la consegna al mondo.
Manodopera è innanzitutto una bellissima storia, trattata con rigore e tenerezza, leggerezza e delicatezza, che ci ricorda quando i migranti eravamo noi e che cosa vuol dire esserlo (così risponde Cesira a una domanda di Alain, "Non si appartiene a una nazione, ma alla propria infanzia"). In riferimento in particolare alle migrazioni della manodopera italiana nella vicina Francia, consiglio anche i tre albi dal titolo A caro prezzo (Bella ciao) del fumettista francese Baru, anch'egli di origine italiana.
Il film di Ughetto è però anche una gioia per gli occhi, pieno di idee originali e creative finalizzate a rappresentare in maniera realistica e al contempo poetica il mondo di Luigi e Cesira, e che ci fa partecipare durante la visione alla creazione di questo mondo, frutto di un lavoro lungo e certosino.
Un piccolo gioiellino da non perdere, di fronte al quale non potrete non commuovervi.
Voto: 4/5
Nessun commento:
Posta un commento
Lascia qui un tuo commento... Se non hai un account Google o non sei iscritto al blog, lascialo come Anonimo (e se vuoi metti il tuo nome)!