Presentato al Festival del cinema di Venezia, il film di Michel Franco, regista messicano che ha un curioso nome francese, si è portato a casa un premio per la migliore interpretazione maschile di Peter Sarsgaard nel ruolo di Saul, un uomo che è affetto da una forma di demenza precoce.
Insieme a lui è protagonista di questo film Sylvia (Jessica Chastain), una madre single dell'adolescente Anne, che esce da un passato di abusi e alcolismo e lavora in un centro diurno per persone con disabilità.
A una festa di ex studenti del liceo frequentato da Sylvia e da sua sorella Olivia, Saul si avvicina a Sylvia, la quale spaventata va via dalla festa, seguita a distanza da Saul che poi attende tutta la notte sotto la sua finestra. È così che Sylvia si rende conto della malattia di Saul ed entra nella sua vita, con tutto quello che ne conseguirà.
Il film di Franco si apre con la scena in cui due personaggi collaterali iniziano a parlare in una riunione degli alcolisti anonimi dicendo "I remember", a mettere un suggello sul fatto che il tema del film è la memoria: quella sempre più evanescente e sconnessa di Saul e quella dolorosa e persistente di Sylvia. Intorno alle memorie dei due personaggi principali del film si aggrumano i complicati rapporti di tutti gli altri personaggi con il passato (negato, rimosso, rivendicato, manipolato), rapporti che proiettano la loro lunga ombra sul presente.
Memory però è soprattutto una storia d'amore che nasce dall'incontro di due fragilità in fondo diverse e complementari: Sylvia ha faticosamente superato il suo passato, ma porta con sé il terrore di quello che può accadere a sé e a sua figlia Anne e dunque non si fida di nessuno, Saul ha una fragilità oggettiva che lo costringe a fidarsi degli altri e ne amplifica un'emotività tenera e dolorosa. Saul è dunque l'unico che Sylvia non percepisce come una minaccia, e Sylvia è per Saul la donna da cui ricevere attenzioni e affetto come persona e non come malato.
Ma è evidente che l'incontro tra Sylvia e Saul risulti incomprensibile al mondo circostante, in primis alle famiglie da cui provengono, tutte concentrate a difendere i propri equilibri, per quanto egoistici, disfunzionali o patologici.
Ne viene fuori un film che riesce a essere durissimo e tenerissimo al contempo, che non calca la mano sul melodramma, bensì si nutre della forza interpretativa dei suoi protagonisti, in particolare lo splendido Sarsgaard.
Voto: 3,5/5
Franco è un regista che mi piace molto, avevo apprezzato anche i precedenti "Sundown" e "Nuevo Orden": è un autore che sa coniugare bene il dramma con il sentimento, la violenza con la riflessione. Questo "Memory" è finora il suo film più aperto, più universale, che racconta una storia comprensibile a ogni latitudine. Bravi gli attori, però sul premio a Sarsgaard non sono d'accordo: il Caleb Landry Jones di "Dogman" per me è straordinario
RispondiEliminaNon sono in grado di giudicare rispetto al protagonista di Dogman perché non l'ho visto. Il film merita? Perché a dire la verità non mi attira molto...
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