Mi dispiace sempre tanto non poter parlare bene di un film, perché – come sanno quei pochi che leggono questo mio blog – andare al cinema è una delle cose che mi piacciono di più al mondo. In questo caso, poi, non solo ho usufruito di un’anteprima gratuita durante l’estate romana, ma avevo anche letto recensioni piuttosto positive.
Il film – come esplicitamente indicato nei titoli di testa - è liberamente ispirato all’omonimo romanzo di Cesare Pavese. Siamo negli anni Trenta, a Torino, dove comincia a essere sempre più evidente la presenza del regime fascista, che però rimane sullo sfondo del racconto. Ginia (Yile Yara Vianello, che secondo me assomiglia un sacco a Steffi Graf da giovane :-D ) si è trasferita dalla campagna a Torino per lavorare in un atelier di moda e vive insieme al fratello. Durante una gita con altri amici, Ginia conosce Amelia (Deva Cassel), una ragazza più grande e molto più disinibita, che si guadagna da vivere facendo la modella per i pittori di Torino. Insieme ad Amelia, Ginia si affaccia a un mondo per lei sconosciuto e a parti di sé fino a quel momento silenziose, conoscerà il sesso e forse anche l’amore.
Che dire? Non mi va di sparare a zero, ma il film ha decisamente troppi difetti per i miei gusti, a partire dalle attrici e dagli attori. La Vianello la salvo, ma la Cassel non l'ho proprio apprezzata: gioca tutto sulla sua bellezza – che certo è parte importante del suo personaggio – però decisamente non è sufficiente. Appena apre bocca la già limitata credibilità del film si va a far benedire. In generale, forse anche a causa di una sceneggiatura che lascia un po’ a desiderare e di una narrazione un po’ meccanica, la chimica tra gli attori a mio modesto parere è praticamente zero, oltre al fatto che la maggior parte di loro risultano troppo puliti, moderni, leccati per essere credibili come giovani degli anni Trenta. Si fa dunque fatica a immedesimarsi in Ginia, sebbene la sua formazione sentimentale abbia tratti di universalità.
Non ho visto Fiore gemello, il precedente film della regista Laura Luchetti, ma ne leggo positivamente. Quindi a questo punto non so se La bella estate sia semplicemente un passo falso (almeno dal mio punto di vista), ovvero si tratti di un modo di narrare con cui non mi trovo in sintonia.
Peccato!
Voto: 1,5/5
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