Pornografia / Witold Gombrowicz; postfazione di Francesco M. Cataluccio; trad. di Vera Verdiani. Milano: il Saggiatore, 2018.
Da molto tempo avevo idea di leggere qualcosa di Witold Gombrowicz, autore polacco morto nel 1969 intorno al quale è nato un vero e proprio culto.
La mia conoscenza di Gombrowicz è cominciata con Pornografia, romanzo narrato in prima persona dal protagonista omonimo dello scrittore, Witold.
Siamo negli anni della guerra, che però nel libro - pur essendo presente - rimane sullo sfondo, se non fosse per il personaggio di Siemian, uno dei capi della Resistenza polacca. Witold racconta del viaggio compiuto insieme all'amico Federico presso la casa di Ippolito e sua moglie, che vivono in campagna.
Durante queste giornate di noia e passeggiate, Witold e Federico sviluppano l'insana ossessione di far innamorare Enrichetta - la figlia dei loro ospiti, già fidanzata con un avvocato - e Carlo, garzone della famiglia e suo amico d'infanzia.
In realtà tra i due non sembra esserci attrazione, ma Witold e Federico impongono il loro sguardo sulle cose e mettono in atto una complessa strategia di manipolazione della realtà che si spinge via via sempre più in là.
Se in sottofondo opera sempre la visione sarcastica di Gombrowicz sulla società polacca con le sue idiosincrasie e la noia funziona da fattore scatenante della folle trama dei due protagonisti, al centro del racconto c'è sicuramente una specie di ossessione per la giovinezza e un desiderio di chi giovane non è più di poter rivivere emozioni e modi di sentire propri di quell'età della vita. In questo desiderio di riappropriarsi della giovinezza per interposta persona passa una tensione erotica che non riguarda solo i giovani cui le trame di Witold e Federico sono rivolte, ma anche gli stessi protagonisti e gli altri comprimari.
La pornografia che compare nel titolo di questo romanzo è soprattutto nelle intenzioni e nello sguardo dei due protagonisti, e appare quasi come una forma di voyeurismo creativo che trasforma Witold e Federico in registi della vita altrui, quasi a dare un nuovo senso anche alla propria.
Quella di Gombrowicz non è una lettura semplice o immediatamente accattivante, né di svago o riconciliante. È invece una lettura perturbante e complessa, che per essere compresa a pieno richiede una interpretazione e qualcuno (vedi la postfazione di Cataluccio) che unisca i punti e crei le connessioni per illuminare un racconto di per sé minimale, quasi tutto sviluppato nella mente dei protagonisti e suggerito alla mente dei lettori, e dargli un senso più ampio e articolato.
Alla fine della lettura da un lato ero tentata di immergermi immediatamente in un altro romanzo dell'autore polacco - mi tentano sia Cosmo che Ferdyduke - dall'altro mi chiedevo se avrei avuto ancora il coraggio di immergermi nelle sue opere.
Vedremo come andrà a finire.
Voto: 3,5/5
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