Come sanno bene quei pochissimi che frequentano più o meno assiduamente questo blog, da quando ho scoperto Maria Paiato un po' di anni fa non ho mai smesso di seguirla e di inseguirla a teatro per poter godere della forza delle sue interpretazioni.
Quest'anno avevo notato la sua assenza dai palcoscenici romani - ultimamente sempre più conformisti - e così ho cercato informazioni sui suoi progetti. Ho scoperto così che la Paiato in questa stagione era impegnata in tournée con lo spettacolo Boston Marriage di David Mamet e che la sede per me più comoda per vederla sarebbe stata il Teatro Storchi di Modena, e ovviamente non mi sono fatta sfuggire l'occasione.
Boston marriage è l'espressione utilizzata tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del Novecento per far riferimento alla convivenza tra due donne, spesso legate da un rapporto sentimentale. Ed è appunto di questo che parla il testo del drammaturgo americano David Mamet e che ha come protagoniste Anna (Maria Paiato) e Claire (Mariangela Granelli).
Siamo a fine Ottocento. Anna è da poco diventata l'amante di un uomo facoltoso che le fa regali costosi e le ha consentito di rinnovare l'arredo di casa e di vivere più comodamente; a Claire, che è venuta a trovarla, la donna offre la rinnovata possibilità di vivere insieme con minori preoccupazioni economiche. Ben presto però Anna scopre che in realtà Claire è tornata solo per chiedere all'amica l'autorizzazione di portare a casa sua una ragazza di cui si è invaghita.
Inizia da qui una vera e proprio schermaglia verbale, nella quale si inserisce a più riprese la giovane cameriera Catherine (Ludovica D'Auria), che suo malgrado diventerà protagonista della complessa e funambolica strategia utilizzata da Anna per riconquistare Claire.
Lo spettacolo - caratterizzato da un testo frizzante e da un intreccio narrativo ricco di sorprese e colpi di scena - presenta una naturale propensione a uno stile farsesco che, messo nelle mani del regista Giorgio Sangati e soprattutto di due attrici di grande personalità come Maria Paiato e Mariangela Granelli, è in grado di esprimere al massimo grado la sua portata esilarante e quasi trascinante.
Lo spettatore è inevitabilmente catturato da questo vero e proprio gioco di seduzione che utilizza la parola in maniera sopraffina come strumento per imporre la propria costruzione narrativa, anche quando non corrisponde alla realtà.
Si ride, si sorride, si partecipa a questo gioco di intelligenza, e alla fine si applaude tutti a lungo e convintamente. Qualcuno si alza in piedi e le attrici devono tornare a più riprese sul palco.
Mentre esco ascolto il commento di una spettatrice che dice al suo compagno che questo spettacolo dimostra che a teatro si possono vedere cose leggere e divertenti che non siano stupide o banali, ma anzi stimolanti e divertenti, e io non posso che essere d'accordo con lei. La Paiato colpisce ancora: nella recitazione ovviamente, e prima ancora nelle scelte, sempre attente e mai scontate.
Voto: 4/5
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