A settant’anni dalla nascita di Massimo Troisi esce in sala il documentario a lui dedicato da Mario Martone, un regista sempre più immerso nella sua napoletanità e al contempo sempre più capace di parlare all’universalità delle persone, come già evidente nel precedente Nostalgia.
È chiaro fin dal titolo che quello di Martone è un vero e proprio omaggio a un personaggio che è stato capace di conquistare i cuori di tutti coloro che lo hanno “incontrato” nella loro vita, un racconto della sua carriera artistica dagli esordi fino all’ultimo film, ma anche un’esplorazione della sua personalità sfaccettata e complessa, grazie anche alle testimonianze delle persone che gli sono state vicine, in particolare Anna Pavignano, a lungo sua compagna e fedele co-sceneggiatrice.
La narrazione si sviluppa attraverso immagini di repertorio dei suoi spettacoli teatrali, dei lavori televisivi e dei suoi film, ma anche e soprattutto attraverso interviste a persone che l’hanno conosciuto e ad altri che, pur non avendolo mai incontrato, ne sono stati profondamente influenzati, nonché attraverso materiali inediti (audio, fotografie, appunti manoscritti). Questi ultimi, in particolare, gettano luce sul processo creativo di Troisi e confermano la complessità e la densità della sua comicità profondamente malinconica, che mentre crea una ideale linea di continuità con autori colti come Truffaut (con cui Martone sottolinea i punti di contatto) lo rende anche profondamente popolare e riconoscibile da un vasto pubblico. La sua gestualità – che Martone non manca di inseguire attraverso le sue opere – è diventata iconica, così come alcune delle “gag” dei suoi film possono essere a buon diritto considerate patrimonio collettivo.
Il regista non nasconde l’ammirazione per Troisi e non ne tace l’eccezionalità nella veste di regista, autore e attore; d’altra parte, Martone non dimentica che Troisi è uno degli straordinari prodotti di un’epoca d’oro per la scena artistica napoletana, che in quegli anni portò alla ribalta autori e testi destinati a diventare dei capisaldi nella cultura del nostro paese.
È dunque un piacere, intriso di struggente nostalgia, questo viaggio che Martone ci fa fare nella vita e nella personalità di un artista che non ha mai smesso di scandagliare l’animo umano e di riflettere sui sentimenti, celebrando la vita nella sua entusiasmante insondabilità.
Le immagini che Martone dedica alla proiezione di un film di Troisi organizzata a Roma all’aperto dai ragazzi del cinema America (quelli che a lui hanno intitolato il cinema aperto qualche anno fa) sono il testimone che il regista mette con fiducia e speranza nelle mani delle nuove generazioni perché continuino a far conoscere l’opera di Massimo a quanti verranno e tengano viva la sua eredità.
Voto: 3,5/5
Nessun commento:
Posta un commento
Lascia qui un tuo commento... Se non hai un account Google o non sei iscritto al blog, lascialo come Anonimo (e se vuoi metti il tuo nome)!