Colgo al volo l'invito della crew del mio salone di parrucchieri RiccioCapriccio - che da poco ha aperto una sede a San Lorenzo - di andare a vedere in gruppo al cinema di quartiere Tibur la proiezione dell'ultimo film di Roberta Torre, Le favolose. L'atmosfera in sala è davvero particolare: oltre una cinquantina di persone, molte delle quali si conoscono e ruotano intorno alla mitica Alessandra detta "la Pucci" di RiccioCapriccio, che ridono e talvolta commentano persino ad alta voce. Una vera e propria esperienza di visione collettiva.
Il film di Roberta Torre si presta particolarmente a questa esperienza.
Le protagoniste sono un gruppo di donne trans, non più giovanissime, alcune molto conosciute perché impegnate da anni sulla scena dei movimenti per i diritti delle persone trans, in particolare Porpora Marcasciano e Nicole De Leo, che si incontrano in una villa semi-abbandonata per leggere la lettera - ritrovata a distanza di tempo - di una loro amica morta che lì ha scritto le sue ultime volontà, del tutto disattese dalla famiglia.
Intorno a questo espediente narrativo, invero piuttosto esile, la regista costruisce una storia che è un po' finzione, un po' favola e un po' documentario. Da un lato ci sono le storie individuali, fatte di dolori, gioie, battaglie, scelte libere e altre imposte, violenze e tenerezze, dall'altro ci sono le interazioni all'interno del gruppo, fatte di profondità, rancori, competizioni, solidarietà e condivisione. Poi c'è il mondo esterno, che appare ostile, o nella migliore delle ipotesi estraneo e almeno parzialmente incapace di capire.
Il tutto è immerso dentro una cornice che è fatta di immagini sgranate e desaturate ad arte che si mescolano con homevideo provenienti da un passato più o meno lontano, immagini dentro le quali Porpora, Nicole, Sofia, Veet, Mizia, e poi anche Antonia e Massimina si muovono danzando e mostrando i loro corpi invecchiati ma aggraziati.
Sul piano cinematografico quello di Roberta Torre è un film piuttosto strano, difficilmente classificabile, e personalmente mi ha lasciata un po' perplessa. Però, la scelta di dare spazio e voce a queste donne - lasciando in questo modo anche una testimonianza - in una fase avanzata della loro vita nella quale ancora la loro identità viene negata, cancellata e non riconosciuta, e la loro esistenza - insieme ai loro corpi che ancora costituiscono motivo di scandalo e imbarazzo - è portato all'attenzione dello spettatore con grande naturalezza e giocosità, costituisce di per sé stessa un motivo sufficiente per andare a vedere questo film.
Voto: 3/5
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