Ed eccoci all'ultimo appuntamento dell'estate con i concerti organizzati da Unplugged in Monti. Per questo ultimo concerto si è davvero pensato in grande: non solo per quanto riguarda la location (la meravigliosa terrazza del Gianicolo con una delle più belle viste su Roma), ma anche per quanto riguarda la musica, grazie alla combinazione di tre concerti, visto che prima della performance di Timber Timbre gli opening sono stati ben due, quello di KOKO e quello di Foundling.
Per noi la serata inizia presto con la cena da Shiroya nell'ultimo giorno di apertura prima della pausa estiva, poi arriviamo al Gianicolo, dove il nostro primo incontro è con Taylor Kirk (cantante e anima dei Timber Timbre) che sta chiacchierando con una donna che poi scopriamo essere Erin Lang, la cantante che più tardi ci presenterà il progetto Foundling. Noi ammazziamo un po' il tempo con una birra e due chiacchiere al tavolo. Nel frattempo è arrivato l'orario del primo opening, quello dei KOKO, il nuovo progetto musicale di Costanza Delle Rose, una giovane musicista e cantante che - accompagnata sul palco da batteria e tastiere - ci propone una serie di canzoni in inglese dall'approccio intimista, che sembrano incontrare il favore del pubblico presente.
Al termine di questo opening e dopo un rapido riallestimento del palco, inizia il concerto di Erin Lang, che con il progetto Foundling ci porta dalle parti di una musica elettronica piuttosto eterea che personalmente non mi fa impazzire, ma che evidentemente qualche estimatore ce l'ha.
Finalmente intorno alle 23 sale sul palco Taylor Kirk, che in questa occasione non è accompagnato dalla band e presenta un nuovo lavoro che uscirà in autunno. Quando il musicista canadese inizia a suonare la sua chitarra e a cantare con la sua voce profonda il pubblico è immediatamente rapito: in platea ci sono molti fan che riconoscono e cantano alcuni dei successi più famosi dei Timber Timbre, alcuni dei quali hanno raggiunto un pubblico ancora più ampio dopo essere stati utilizzati in acclamate serie come Breaking Bad. Lo stile di Taylor Kirk e la sua musica hanno infatti una forte impronta "cinematografica", sebbene le sue radici siano certamente rintracciabili in un genere musicale classico noto con il nome di Americana e che possiamo considerare imparentato molto da vicino con l'alternative country.
In realtà ho scoperto solo ora che la presenza di uno zoccolo duro di musicisti canadesi che suona questo tipo di musica ha fatto sì che si cominciasse a parlare anche di Canadiana, sostanzialmente la versione canadese del parallelo filone statunitense. E dunque, considerato che Taylor Kirk viene proprio dal Canada e precisamente dall'Ontario, spero che sarà d'accordo con me nell'essere associato a questo genere musicale.
La cosa incredibile del concerto di Kirk è che sul palco per gran parte del tempo ci sono solo lui e la sua chitarra (ad eccezione di qualche brano in cui è accompagnato dalla tromba e dalle tastiere suonate da Erin Lang), eppure la sua voce e il suono della chitarra riempiono completamente lo spazio più di quanto probabilmente potrebbe fare una band al completo.
Lui è schivo, quasi timido, si muove sul palco in maniera quasi buffa, un tutt'uno con la chitarra che imbraccia, a volte si fa "sfuggire" un urletto che infiamma il pubblico, e dopo il bis concesso su richiesta del pubblico, scende dal palco disperdendosi nella folla, esattamente come aveva fatto prima di salirci.
In conclusione, nonostante io conoscessi solo limitatamente le sue canzoni, ho trovato il concerto decisamente ammaliante, fors'anche complice il cielo di Roma, le luci della città sotto di noi e la piccola falce di luna sulla statua di Garibaldi.
Voto: 3,5/5
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