La serata inizia molto male. Arrivo all'auditorium e davanti alle porte di ingresso c'è un servizio di sicurezza che controlla tutte le borse e ha requisito decine di piccoli contenitori di gel disinfettante nonché borracce e bottiglie d'acqua. La cosa non mi sorprende: me l'aveva già anticipato la mia amica F. che era stata a un altro concerto qualche giorno fa e avevo anche letto la delirante mail giunta nel pomeriggio nelle caselle di posta di tutti i partecipanti e che recita quanto segue:
"conformemente al Decreto Maroni 2009/94 verranno effettuati controlli di sicurezza all’ingresso, invitiamo quindi a recarsi presso l’Auditorium Parco della Musica con buon anticipo, per agevolare le operazioni di controllo e accesso [...] è vietato introdurre in sala bottigliette o borracce, gel o liquidi di qualsiasi natura, liquidi o materiali infiammabili, caschi, ombrelli e altri oggetti ingombranti, che devono quindi essere depositati presso il guardaroba prima dell'inizio dell’Evento. È possibile portare in sala borse di dimensione massima pari a cm. 25x35x12. Durante la permanenza all’interno della sala non è consentito consumare cibi e bevande. Sarà possibile consumare cibi e bevande fuori dalla sala e/o nella zona ristoro."
Io ho con me la mia macchina fotografica, una mirrorless a6400, quindi poco più grande di una compatta, che sta perfettamente nella borsetta che ho. Appena arrivo al controllo il tizio della security mi dice che devo lasciare la macchina fotografica in guardaroba. Comincio a chiedere spiegazioni, visto che nella mail che è arrivata non si parla affatto di macchine fotografiche. Ricevo le risposte più varie: "lo ha chiesto la produzione del concerto", "c'è scritto nel regolamento", "se vede la macchinetta Thom Yorke sospende il concerto", fino a "non le devo spiegazioni perché io sono un poliziotto e a me non mi scavalca nessuno". Premessa: all'auditorium hanno una politica molto creativa sulle macchine fotografiche e la possibilità di scattare fotografie. Nella stragrande maggioranza dei casi nei concerti nelle sale ho potuto portare la macchina fotografica ma veniva dato l'annuncio che non si potevano fare fotografie o riprese video, salvo che ovviamente tutti le fanno con i propri smartphone, spesso persino più potenti della mia macchinetta.
In questo caso la macchina non si può introdurre: non capisco se perché è un oggetto contundente (nel qual caso nemmeno gli zoccoli ai piedi si dovrebbero poter portare) o perché non si possono fare fotografie professionali (come se con gli smartphone non si potessero fare fotografie altrettanto professionali; tra l'altro io sono seduta lontanissimo e quindi le mie foto sarebbero comunque state ben poco leggibili). Insomma nonostante l'inca**atura mi dicono che o lascio la macchina al guardaroba (e mi scortano tipo delinquente) o me ne vado a casa, cosa che escludo visto il costo del concerto.
Diciamo che mi riprometto di evitare per il futuro i concerti nella cavea dell'auditorium, che tra l'altro di solito non mi piacciono nemmeno granché, una via di mezzo tra i concertoni e i concertini, che finisce per non essere né carne né pesce. Scriverò anche una mail di protesta all'auditorium cui mi rispondono garbatamente qualche giorno dopo, ma senza sciogliere i nodi.
Dopo questo pi**one - che però non potevo evitare - capite che non arrivo con la predisposizione migliore per il concerto. Tra l'altro mi incavolo ancora di più perché intorno a me tutti mangiano e bevono a dimostrazione del fatto che le regole che l'auditorium valgono solo quando vogliono loro.
Sul palco c'è un sassofonista, Robert Stillman, che poi scopriremo collaborare con la band, e che infatti verrà richiamato sul palco per suonare in due canzoni. Lì per lì mentre lo ascolto mi sembra di essere ritornata al caffè OTO a Londra e alla musica folle che avevamo lì sentito.
Non più tardi delle 21,30 the Smile salgono sul palco, questa band che nasce dalla fusione di una parte dei Radiohead (Thom Yorke e Jonny Greenwood) con il batterista dei Sons of Kemet, Tom Skinner.
Ho comprato già da un po' e ascoltato abbastanza il primo disco di questa nuova formazione, A light for attracting attention, e - come qualcuno ha fatto notare - rispetto alle ultime iniziative musicali di Thom Yorke si torna molto di più dalle parti dei Radiohead, seppure arricchiti e diversificati.
Quando iniziano a suonare e cantare (la prima canzone viene eseguita con Thom Yorke al pianoforte di spalle al pubblico) devo ammettere che non riconosco quasi nulla delle canzoni che pure ho ascoltato. La scaletta la leggerò solo al termine del concerto, scoprendo che hanno appunto cantato tutto l'album e un paio di inediti.
La sensazione che ho io ascoltandoli (e senza pensare al disco) è che si tratti di una specie di catalogo musicale, ossia che la band in un certo senso mostri al pubblico di poter scrivere e suonare qualunque tipo di musica, da quella più intimistica, a quella elettronica, al post-punk, a sonorità che mi sembrano persino sconfinare oltre il mondo occidentale. Sicuramente si tratta di tre grandiosi musicisti: Yorke e Greenwood passano con straordinaria nonchalance da uno strumento all'altro, e Tom Skinner ci mette la ciliegina sulla torta con la sua batteria.
Però, personalmente - non so se per l'umore della serata - non mi prendono. Devo dire che la cavea è una strana location per un concerto: l'acustica non è meravigliosa (al contrario di quella delle sale interne) e l'atmosfera tende a essere un po' ingessata. Quindi - mi chiedo - forse altrove avrei apprezzato di più, mentre qui mi rimane una sensazione di freddezza. Del resto Thom Yorke non è tanto comunicativo (pur dimostrando di conoscere un po' di italiano), al punto che io nemmeno capisco che la loro uscita temporanea dal palco non è una pausa ma è la fine del concerto, cui seguono quattro pezzi di bis.
Che dire? Sicuramente non sono una grande intenditrice di musica (quindi non sparatemi addosso), ma a livello di concerti dal vivo preferisco cose forse meno perfette ma più calde e coinvolgenti.
Voto: preferisco non darlo
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