Di Bernard-Marie Koltès io e F. avevamo visto a suo tempo la messa in scena de La notte prima delle foreste, magnificamente interpretato da Pierfrancesco Favino. Già allora, su un testo che avevo apprezzato e che mi aveva preso abbastanza, avevo notato quanto la scrittura di Koltès sia fiorita e sovrabbondante, non necessariamente in senso negativo.
Non a caso i testi di Koltès sono occasioni per importanti prove attoriali, e dunque non mi meraviglia che il bravissimo Lino Musella abbia deciso di accettare questa sfida.
Sul palco insieme a lui Federica Rosellini; il regista Andrea De Rosa ha scelto infatti - in maniera inconsueta - di far interpretare il ruolo del venditore (protagonista, insieme al compratore, del testo di Koltès) a una donna.
Questa è vestita con un abito di scena (tipo da spettacolo in costume), mentre il compratore è vestito in abiti contemporanei, e il dialogo tra i due comincia quando il compratore è fuori dal palco. Nelle interviste, Andrea De Rosa spiega che ha scelto di reinterpretare la merce misteriosa di cui venditore e compratore parlano tra di loro come il teatro stesso, "merce" negata durante il lungo periodo della pandemia e certamente ora oggetto di una nuova contrattazione tra attori/registi e spettatori.
Non so dire se, senza la spiegazione di De Rosa, avrei compreso la lettura data dal regista al testo. Non c'è dubbio però che il testo di Koltès si presti a molte interpretazioni. Di fondo si tratta di una schermaglia verbale tra due persone più che intorno a un oggetto specifico intorno al concetto stesso di desiderio. Venditrice e compratore si cercano, si inseguono, si scambiano i ruoli, si seducono, si manipolano reciprocamente, quasi come fossero su un campo di battaglia in cui nessuno dei due vuole risultare perdente.
Nell'interpretazione di De Rosa alla fine un qualche scambio avviene, e i due protagonisti - contrapposti per tutto lo spettacolo - alla fine sono dallo stesso lato del palco. Che il teatro abbia conquistato ancora una volta il suo pubblico? È ovviamente un auspicio che personalmente condivido.
Nella solitudine dei campi di cotone è un testo complesso - come spesso quelli di Koltès - e non è facile seguirlo con attenzione per l'intera durata dello spettacolo, travolti dal profluvio di parole e dal botta e risposta fulmineo. Resta comunque un'esperienza interessante e consigliabile.
Voto: 3/5
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