Il Don Chisciotte interpretato da Alessio Boni è un altro degli spettacoli che erano stati a suo tempo rimandati a causa delle restrizioni dovute alla pandemia e che finalmente torna in scena al Teatro Ambra Jovinelli.
Arrivo al teatro - come ormai ovunque in questo periodo - ancora più trafelata e stanca del solito, ma vengo catturata quasi immediatamente dalla messa in scena. Questo Don Chisciotte è il risultato di un vero e proprio lavoro di squadra, visto che - sulla base dell'adattamento del romanzo fatto da Francesco Niccolini - la regia è di Roberto Aldorasi, Alessio Boni e Marcello Prayer, mentre la drammaturgia è degli stessi tre insieme al succitato Niccolini. Boni e Prayer sono anche interpreti dello spettacolo, insieme a Serra Yilmaz (un buffo ma azzeccato Sancho Panza), Francesco Meoni, Pietro Faiella, Liliana Massari ed Elena Nico.
Quello a cui assistiamo è uno spettacolo che esalta le caratteristiche migliori del teatro, capace - grazie alla costruzione di scene molto ben realizzate da Massimo Troncanetti, ai bellissimi costumi di Francesco Esposito (strepitosa la resa del cavallo Ronzinante), alle sapienti luci di Davide Scognamiglio, e alla discreta ma importante presenza delle musiche realizzate da Francesco Forni - di creare una magia speciale, evocando mondi e trascinando lo spettatore nell'universo fantastico e folle di Don Chisciotte.
La prima parte dello spettacolo - al di là del contenuto narrativo che in buona parte ci è noto, anche se forse alla fin fine non conosciamo poi così bene il romanzo di Cervantes - ci cattura in questo mondo attraverso la meraviglia dei sensi, soprattutto degli occhi, e ci tiene incollati alle avventure di don Chisciotte e di Sancho Panza.
Nella seconda parte, non so se perché la stanchezza prende il sopravvento o perché il ritmo si rallenta, lo spettacolo dal mio punto di vista perde un po' di mordente.
Però è stato comunque bello perdersi e al contempo rifugiarsi nella follia di don Chisciotte per due ore e mezzo, dimenticando per un po' le brutture del mondo reale, forse le stesse che avevano portato Alonso alla follia e a fuggire in un mondo immaginario di cavalieri, amori e avventure, le stesse che hanno spinto l'essere umano a creare quel mondo altro che è il teatro.
Voto: 3,5/5
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