Addio, sweet mister / Daniel Woodrell; trad. di Fabio Cremonesi. Milano: NNEditore, 2021.
Compro questo libro su suggerimento della libraia di Conversano e perché sono abbastanza convinta del fatto che la casa editrice NN sia abbastanza una garanzia a livello di selezione.
Non avevo mai sentito parlare di Daniel Woodrell e quindi scopro solo dopo aver aperto il romanzo che in realtà questo Addio, sweet mister è il terzo volume di una trilogia che, come in Kent Haruf, ha quale filo conduttore un luogo, ossia West Table, e qualche sporadico personaggio.
Il protagonista di questa storia è in tredicenne in sovrappeso, Shuggie, che vive insieme alla madre Glenda e a Red, il compagno della madre e suo patrigno. La loro casa è all'interno dell'area del cimitero locale di cui si prendono cura.
Glenda è una femme fatale alcolizzata, ma ancora capace di usare le armi della seduzione. Red è un piccolo delinquente e un tossico che insieme al compare Basil compie piccoli furti e azioni criminali, spesso servendosi anche di Shuggie.
Tra Shuggie e Glenda c'è un rapporto molto forte, ai limiti del morboso, e il ragazzino si erge a difensore della madre tutte le volte che quest'ultima è oggetto della bestialità e del cinismo di Red.
Questi equilibri disfunzionali reggono fino a quando Glenda incontra Jimmy Vin Pearce, un cuoco gentile che gira con una bella macchina e che resta affascinato dalla donna. Per Glenda Jimmy rappresenta l'occasione di scappare da West Table e di cambiare vita. Ma quando il rapporto con Jimmy e questo desiderio di cambiamento sembrano portare all'allontanamento da Shuggie, quest'ultimo metterà da parte le ultime briciole della sua innocenza infantile per abbracciare definitivamente l'ambiguità del mondo adulto.
Quella di Woodrell è la classica storia di coming of age ambientata nella degradata e polverosa provincia americana e per due terzi del libro si ha la sensazione di non leggere nulla di nuovo e di sapere già cosa ci attende.
In realtà la svolta narrativa dell'ultima parte del romanzo è potente e in buona parte originale, e racconta di una crescita che per una volta passa non attraverso il cambiamento e l'allontanamento dal nucleo familiare bensì attraverso il tentativo di impedire questo cambiamento e di trascinare il mondo intorno verso una infelicità senza speranza e senza via d'uscita.
Scopro che il libro era già uscito con due diversi titoli, Il bel cavaliere se n'è andato per Bompiani, e Io e Glenda per Fanucci, ma grazie alla traduzione e al bel commento di Fabio Cremonesi, NN lo ripropone a completamento della trilogia di West Table.
Voto: 3/5
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