Chiaroscuro / Raven Leilani; trad. di Stella Sacchini e Ilaria Piperno. Milano: Feltrinelli, 2021.
Edith, la protagonista del romanzo, è una giovane afroamericana che lavora in una casa editrice, ma in realtà vorrebbe fare la pittrice. Nelle prime pagine del romanzo la incontriamo che chatta con Eric, un uomo sposato che ha il doppio dei suoi anni.
Edith arriva da esperienze e storie di amore e sesso più o meno sfortunate e/o non convenzionali, Eric è in crisi matrimoniale e ha sostanzialmente ottenuto da sua moglie Rebecca un lasciapassare per una relazione extraconiugale, purché il marito rispetti le regole che lei detta.
Il mondo di Edith e quello di Rebecca dovrebbero rimanere separati e indipendenti, ma per una serie di circostanze non solo Edith incontra e conosce Rebecca, ma quando la prima viene licenziata dal lavoro e resta senza soldi e senza casa la seconda le consente di stare a casa sua, apparentemente per aiutarla con Akila, la tredicenne di colore che Eric e Rebecca hanno adottato (o forse preso in affidamento).
Tutto questo avviene mentre Eric è fuori per lavoro, e non sospetta nulla di quello che sua moglie ha deciso di fare.
Il rapporto tra Edith e Rebecca è fatto di un alternarsi continuo di momenti di freddezza e distacco e altri di empatia e quasi intimità. Edith è una donna indurita dal suo lavoro (si occupa di autopsie) ed è costantemente impegnata a mantenere un controllo rigoroso sulla sua vita; Edith fa invece i conti con la difficoltà di essere afroamericana e senza soldi, pur vivendo all'interno di un contesto socialmente evoluto, e in quel caos che è la sua esistenza cerca di capire cosa vuole diventare e che vuole fare della sua vita.
Nel libro di Raven Leilani convergono e si intrecciano molti temi e molti dei filoni letterari più recenti. Da un lato siamo dalle parti dei romanzi generazionali del mondo dei venti-trentenni che negli ultimi anni hanno conquistato una fetta importante del mercato letterario, dall'altro lato ci muoviamo sul terreno delle disuguaglianze razziali, sociali e di genere.
Ne viene fuori un romanzo decisamente sui generis, che a me conferma ancora una volta la differenza sostanziale che allontana gli scrittori di questa generazione da ciò che li ha preceduti, rendendomeli inevitabilmente un po' più estranei e un po' meno comprensibili.
Come in altri libri che appartengono a questo filone, il non detto e l'implicito, il trattenuto e l'irrisolto la fanno da padroni, cosa che a me rende la comprensione del significato della narrazione per niente scontata e mi trascina verso la conclusione del racconto lasciandomi inevitabilmente insoddisfatta.
Nel libro della Leilani ci sono dei guizzi interessanti e delle pagine spiazzanti per la loro imprevedibilità, ma alla fine faccio fatica a superare il senso di estraneità e di distanza. Sarà la vecchiaia ;-)
Voto: 3/5
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