Castello di sabbia / Pierre Oscar Lévy; Frederik Peeters; trad. di Emmanuelle Caillet. Roma: Coconino Press Fandango, 2021.
Appena rientrata a casa dopo la visione del film Old di M. Night Shyamalan tratto da questo graphic novel non ho potuto fare a meno di prendere l'albo in mano e fiondarmi nella lettura.
Ho letto Castello di sabbia conoscendo già il mistero della spiaggia dove si trovano i personaggi della storia, e quindi l'ho letto e guardato probabilmente con una maggiore attenzione ai particolari e anche con un occhio alle differenze rispetto alle scelte di sceneggiatura del film.
Com'è normale che sia, il libro è più essenziale, asciutto direi quasi: la storia si svolge interamente sulla spiaggia, non c'è un prima né un dopo dei personaggi che la abitano, e non c'è alcuna narrazione di contorno che dia un senso a quanto capita in questo luogo.
Quello che Pierre Oscar Lévy ci racconta a parole e Frederik Peeters ci racconta per immagini (bellissime tra l'altro! Di lui ricordo ancora e consiglio l'albo Pillole blu) è un fenomeno inspiegabile legato alla spiaggia e che avrà conseguenze importanti sulle vite delle persone che ci arriveranno.
Il castello di sabbia del titolo non è solo quello che i bambini costruiscono sulla spiaggia, ma anche il simbolo di un paradosso che vede la massima rappresentazione dell'effimero e della transitorietà diventare elemento che trascende e travalica la storia dei singoli.
Quello di Lévy è certamente il racconto di un luogo, ma anche una riflessione sulla vita umana, guardata in un time lapse micidiale che inesorabilmente ne rivela la grandezza e al contempo la parziale insensatezza.
Nella postfazione l'autore ci rivela l'ispirazione di questa storia e anche l'insondabilità del processo creativo, nonché la meraviglia dei significati nascosti dei racconti, che spesso sono ignoti - almeno a livello cosciente - persino per il narratore.
A differenza di Shyamalan, Lévy non punta a dare un significato sociale al racconto, non ha interesse a fornire tutte le risposte, non esprime giudizi sui personaggi, semplicemente osserva l'umanità in questa specie di esperimento in vitro, in cui ognuno reagisce a suo modo: cercando di capire, rassegnandosi, lottando, aggredendo, accettando.
Torna dunque - se vogliamo - una componente metanarrativa, ma - a mio modesto avviso - il graphic novel offre molte più sfumature e lascia molta più libertà interpretativa al lettore.
Voto: 3,5/5
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