Le parole possono tutto / Silvia Vecchini; Sualzo. Milano: Il Castoro, 2021.
Qualche settimana fa mi è arrivato in regalo questo bel graphic novel de Il Castoro con un disegno autografo degli autori a me dedicato, e entro pochi giorni dalla ricezione mi sono fiondata a leggere questo nuovo lavoro di Silvia Vecchini e Sualzo.
I due sono per me ormai vecchie conoscenze: li ho scoperti con quell'albo emozionante che era Fiato sospeso, e poi ho continuato a seguirli con altri lavori come La zona rossa, Forse l'amore e 21 giorni alla fine del mondo.
La delicatezza delle loro storie e il modo attento e mai banale ch'essi hanno di parlare di bambini e adolescenti, e di quei momenti importanti che segnano l'abbandono dell'infanzia e l'ingresso nella vita adulta, me li rendono cari e mi predispongono positivamente alla lettura.
In questo caso la protagonista è Sara, un'adolescente che deve fare i conti con una brutta cicatrice che ha sul volto, dovuta a un incidente in macchina verificatosi alcuni anni prima, e con la separazione dei genitori, ch'ella più o meno ingenuamente attribuisce proprio a quell'evento. A tutto questo si è aggiunto anche il litigio con la sua migliore amica a causa di un fraintendimento legato all'interesse per un ragazzo.
Sara si sente inadeguata e triste, e si sfoga andando in giro in skateboard e disegnando graffiti sui muri. Proprio per uno di questi sarà costretta a fare un certo numero di ore di lavori socialmente utili, e sceglierà di andare in un centro per anziani dove incontrerà il signor T., uno strambo vecchietto che la conquisterà con le sue storie quasi magiche e le farà scoprire l'interesse per l'alfabeto ebraico.
Il racconto è infatti scandito proprio dalle lettere di questo alfabeto, ciascuna delle quali viene riprodotta all'inizio di ciascun capitolo e riecheggiata da un disegno che ne ricorda la forma e ne richiama il significato, brevemente spiegato sotto la lettera stessa.
Questo incontro con il signor T. sarà determinante per far scoprire a Sara il potere delle parole e la loro capacità di dare forma alla realtà, un potere straordinario di cui la giovane comprende presto il potenziale: le parole possono infatti togliere ambiguità ai silenzi e sciogliere nodi altrimenti destinati a ingigantirsi, ma sono anche macigni da cui difficilmente si torna indietro.
In questo ultimo lavoro di Vecchini e Sualzo c'è sicuramente un po' di misticismo e di magia, ma questi riferimenti sono alla fine tutti orientati a una riflessione molto concreta su temi universali come la famiglia, l'amicizia, l'amore, la relazione tra le generazioni. Com'è tipico dei loro albi, la sceneggiatura della Vecchini è mirabilmente sostenuta e armonizzata con i disegni di Sualzo, la loro espressività e la scelta dell'impaginato e dei colori.
Voto: 3/5
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