martedì 18 maggio 2021

Rifkin's Festival

L'offerta cinematografica dopo la riapertura delle sale è ancora piuttosto limitata, dunque se si vuole andare al cinema bisogna accontentarsi un pochino. Questo solo per dire che in altri tempi probabilmente non avrei preso in considerazione la visione dell'ultimo film di Woody Allen, e anche per dire che Woody Allen è una certezza anche in periodo di pandemia con la sua capacità di continuare a sfornare titoli al ritmo di uno all'anno.

Fatta questa doverosa premessa, andiamo al film. Mort Rifkin (Wallace Shawn) è un ex professore di cinema, ora impegnato nella scrittura di quello che dovrebbe diventare il "romanzo della vita", ma in realtà vittima di frustrazione e forme di ipocondria. Sua moglie Sue (Gina Gershon, donna dal labbro generoso) si occupa di promozione cinematografica e in particolare rappresenta un giovane regista, Philippe (Louis Garrel), il cui ultimo film viene presentato al Festival di San Sebastian. 

Per questo Mort e Sue vanno insieme nella cittadina basca, dove mentre Sue fa il suo lavoro e nello stesso tempo flirta con Philippe, Mort fa i conti con preoccupanti fitte al cuore che lo portano dalla dottoressa Jo Rojas (la bella Elena Anaya). Quest'ultima soffre per il rapporto tormentato con suo marito Paco (Sergi Lopez) e così si lascia andare al conforto di Mort. Alla fine il Festival finisce, e alcune cose non saranno più come prima mentre altre torneranno a essere quelle che erano, come lo stesso Mort - la immancabile voce narrante di Allen, nonché il suo alter ego - racconta nella seduta psicanalitica che fa da cornice al racconto.

All'interno di questa narrazione tutto è esattamente come ce lo si aspetta, battute cinico-sarcastiche del protagonista comprese. L'aspetto forse più divertente e forse in parte (ma solo in parte) originale del film è rappresentato dagli inserti onirici in bianco e nero, che trasportano Mort in spezzoni di film del passato dei grandi maestri del cinema che l'evento cinematografico gli ispirano.

Io - da ignorante delle basi del cinema quale sono - ne ho riconosciuti pochissimi, e mi sono fatta aiutare da S. a identificare diversi degli altri. Cosicché alla fine dei conti non ho potuto nemmeno godere appieno di questa metacinematografia che il film propone, e dunque - come sempre mi accade - il film di Woody Allen mi è scivolato addosso.

Bello rivedere San Sebastian, città che mi è rimasta nel cuore dopo un breve soggiorno e dove ho fatto anche delle bellissime fotografie. Anche in questo caso però Allen si sofferma - forse inevitabilmente - sull'aspetto più glamour e turistico della città, senza veramente entrarci in contatto.

Voto: 3/5


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