Vuoto centrale / Silvia Tebaldi. Ozzano dell’Emilia: Gruppo Perdisa Editore, 2009.
Era parecchio tempo che mi era stato regalato questo libro e giaceva sui miei scaffali senza che avessi mai la spinta interiore a metterlo in lettura. Per me con i libri (in generale, e di narrativa in particolare) funziona così: le spinte che mi fanno inserire un libro nella mia raccolta e quelle che me lo fanno leggere nascono in parti diverse del cervello, ed è per me del tutto imprevedibile il momento in cui un libro che possiedo susciterà in me l'interesse effettivo per leggerlo.
L'estate è ovviamente un momento particolarmente favorevole ai recuperi, grazie alla maggiore disponibilità di tempo e di spazio mentale.
Così un'estate è arrivato il momento di leggere questo libro scritto più di dieci anni fa da una bibliotecaria di Bologna e che infatti proprio a Bologna è in qualche modo dedicato.
Il romanzo si potrebbe definire come un giallo ambientato in un futuro vicino e un po' distopico, e forse non molto diverso da quello in cui già stiamo vivendo.
La protagonista è Mara, una donna separata che collabora con un'associazione che ha il compito di offrire assistenza ai moribondi. Il suo compagno è Elia, un fisico, ma anche un appassionato di scrittura e disegno. In una Bologna in cui sono state costruite enormi torri (veri e propri grattacieli) completamente dedicati all'intrattenimento e al gioco, dove giovani e meno giovani trascorrono le loro giornate nell'abbrutimento, si cominciano a verificare una serie di eventi strani: alcuni ingegneri vengono rapiti in prossimità delle porte della città, alcuni ragazzi si suicidano o tentano di suicidarsi lanciandosi dalle torri, alcuni moribondi assistiti da Mara hanno con sé delle stampe delle antiche porte di Bologna.
La scrittura di Silvia Tebaldi è sicuramente magnetica e accattivante e tiene il lettore incollato alle sue pagine, nel tentativo sia di seguire la topografia degli eventi (per la quale una piantina della città sarebbe stata decisamente utile) sia di comprendere il mistero che gli sottostà.
I personaggi che entrano ed escono dall'intreccio narrativo sono numerosi, al punto tale che personalmente ho avuto qualche difficoltà a mantenerli tutti vivi nel mio campo di attenzione.
Arrivata alle ultime pagine il giallo giunge a compimento; io però non ho capito l'incastro dei pezzi del puzzle e qualcosa mi è decisamente rimasta oscura. Un po' di delusione non posso nasconderla, sebbene sia rimasta decisamente affascinata dalla scrittura di questo romanzo e dalla sua visionarietà, combinata con un'affascinante percorso nella storia e nella topografia bolognese.
Voto: 3/5
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