Mia madre / Li Kunwu; trad. dal francese di Giovanni Zucca. Torino: add editore, 2020.
Per chi come me ha letto e apprezzato i tre volumi di Una vita cinese, il graphic novel autobiografico di Li Kunwu che prende l’avvio dagli anni Cinquanta quando sua madre e suo padre si incontrano e iniziano la loro vita insieme, questo nuovo albo è una lettura praticamente obbligatoria, in quanto costituisce una specie di prequel dell’altro lavoro di Kunwu.
Qui l’attenzione del fumettista si concentra sulla figura della madre, Tao Fengyun, chiamata affettuosamente Xinzhen, figura che era stata in buona parte trascurata negli altri volumi. Nella dedica che precede il libro, Kunwu racconta di come la sua conoscenza della vita di sua madre è stata approfondita tardi, quando lui aveva già oltre i quarant’anni e aveva cominciato ad accompagnare Xinzhen in lunghe passeggiate durante le quali ascoltava i racconti della sua infanzia.
È stato così che, dopo la sua morte, Kunwu ha deciso di tradurre questi racconti in un romanzo a fumetti che inizia quando Xinzhen è ancora nella pancia di sua madre e finisce con l’incontro con il suo futuro marito e il trasferimento in città.
Xinzhen viene da un paesino dello Yunnan, Kunming: suo padre è l’aiutante del generale Gu e i suoi rapporti con la madre sono decisamente conflittuali. Mentre la Cina vive un periodo di grandi tensioni, a causa delle guerre interne e dell’invasione giapponese, Xinzhen alterna periodi in cui vive con sua madre e gli zii, aiutando nel lavoro dei campi e occupandosi dei numerosi fratelli e cugini, e periodi che trascorre col padre presso i Gu, dove ha la possibilità di studiare e di immaginare un futuro diverso e migliore.
Xinzhen dimostra di essere portata per lo studio e le arti, soprattutto il canto, e il suo buon carattere fa sì ch’ella sia amata e apprezzata diffusamente.
Intanto però in Cina si avviano rivolgimenti epocali. Dopo che il Giappone è stato sconfitto e cacciato dal territorio cinese grazie all’alleanza temporanea tra i nazionalisti e i comunisti, inizia la guerra civile che contrappone Chiang Kai-shek a Mao Zedong e che porterà quest’ultimo al potere. È proprio dopo la vittoria di Mao - e la rivoluzione socialista che cambierà il volto della società cinese - che Xinshen incontra il funzionario di partito Li, il quale diventerà suo marito nonché padre del piccolo Li. Ma questa è un’altra storia.
Come sa chi ha letto Una vita cinese, il racconto di Kunwu è prima di tutto il racconto di storie individuali, della vita di singole persone che hanno provato a trovare la loro strada e ad affermare le proprie idee nel contesto nel quale sono nati e vissuti e con cui hanno dovuto fare i conti; ma – attraverso la storia di questi individui – è anche la storia di un intero paese che ha vissuto grandi traumi, profondi conflitti, incolmabili disuguaglianze, grandi speranze e altrettanto grandi delusioni.
A fronte della difficoltà occidentale di comprendere la Cina e il suo popolo, Li Kunwu con i suoi libri e il suo disegno sporco e nervoso, ma profondamente emotivo, ci offre la possibilità di fare un passo avanti nel superamento dei nostri pregiudizi e di andare oltre le semplificazioni che spesso la vulgata occidentale ci ha consegnato rispetto a un mondo come quello cinese che ha invece livelli di stratificazione molteplici e complessi. Si scoprirà così che la Cina – pur così diversa e lontana – partecipa di quegli stessi sentimenti che appartengono all’umanità intera e attraverso i quali possiamo riconoscerci parte di un’unica specie.
Voto: 3,5/5
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