Febbre / Jonathan Bazzi. Roma: Fandango Libri, 2019.
Febbre è un libro integralmente autobiografico. Il protagonista è infatti lo stesso scrittore che ci racconta di come ha scoperto di avere l’HIV e delle sue reazioni fisiche e psicologiche al fatto di essere sieropositivo. La scoperta diventa per Bazzi la lente di ingrandimento attraverso cui rileggere la sua intera esistenza e la cartina di tornasole per poterla valutare nella giusta prospettiva: in questa rilettura, oggetto di osservazione sono il rapporto con i suoi genitori, sposatisi troppo presto e separatisi altrettanto presto, la sua omosessualità, le amicizie e le non amicizie, le esperienze scolastiche, la relazione con i nonni materni e paterni e gli altri familiari, il sesso, gli amori, le ossessioni, le passioni.
Il romanzo è costruito in maniera ordinatamente simmetrica: si alternano infatti un capitolo che racconta il passato prossimo fino al presente, dall’insorgere della febbre alla scoperta della sieropositività, dalla non accettazione alla pacificazione del presente, e un capitolo di ricordi che iniziano dall’infanzia per poi dipanarsi in tutte le successive fasi della vita, fino al momento immediatamente precedente all’arrivo della febbre, che ricongiunge idealmente i ricordi con l’inizio del libro.
Quella di Bazzi è una specie di confessione a cuore aperto, un flusso di coscienza, frutto della necessità di fare pulizia dentro di sé, di liberarsi delle proprie ossessioni, di scoperchiare tutto quanto viene normalmente passato sotto silenzio. Bazzi lo fa in maniera quasi sfrontata, senza sconti per nessuno e soprattutto per sé stesso, mettendosi a nudo nelle proprie debolezze e idiosincrasie, in maniera intelligente e ironica, trasformando tutto quello che potrebbe essere oggetto di giudizio moralistico da parte dei benpensanti in parte integrante della vita di un individuo, momenti della crescita che per ognuno di noi ha sfumature e modalità differenti.
Per tutti questi motivi il libro di Bazzi appare sincero e fresco, una boccata di ossigeno in una letteratura italiana contemporanea che spesso dà la sensazione di essere molto artefatta e costruita a tavolino.
Certo, come sempre accade per ogni opera prima - soprattutto nel caso in cui si tratta di un'autobiografia -, si tratta di capire che direzione prenderà la scrittura di Bazzi e se il giovane autore riuscirà a trovare altri terreni di scrittura fertili, al di là e a integrazione della propria esperienza soggettiva.
Già in questo primo lavoro osservo che gli ultimi capitoli sembrano rotolare troppo precipitosamente su un piano che si è fatto improvvisamente molto inclinato, producendo la non proprio gradevole sensazione che a un certo punto - esaurito il tema centrale del racconto e constatato il ritorno alla normalità - l'autore non sapesse come dare una degna conclusione alla sua storia e sentisse principalmente il bisogno di chiudere.
Ciò detto, tra i libri da me letti tra quelli candidati quest'anno al Premio Strega (Veronesi, Missiroli), Febbre è sicuramente quello che ho trovato più pregnante, originale e capace di andare al di là degli stilemi più abusati, aprendo un varco sincero nella vita di un individuo e - grazie a questa sincerità - parlando di temi anche scomodi a un pubblico il più ampio possibile.
Voto: 3,5/5
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