Per la prima volta da quando scrivo questo blog (e ormai sono passati più di dieci anni) sono talmente in difficoltà ad assegnare un voto che ho deciso di non farlo.
Lo spettacolo che vado a vedere al teatro Argentina insieme a F. l'ho scelto facendo conto sul nome di Franco Branciaroli, un attore che è garanzia di qualità, ma senza sapere praticamente nulla sui suoi contenuti.
Come si evince dal titolo, si tratta di un testo dedicato al personaggio di Falstaff, uno dei comprimari più importanti del teatro shakespeariano (in particolare ne Le allegre comari di Windsor, ma anche come alter ego del protagonista nell'Enrico IV).
Al suo personaggio sono però dedicate anche altre opere (si pensi al Falstaff di Verdi) e da lui hanno tratto ispirazione molti altri nomi del mondo dell’arte e del cinema (penso ad esempio a Orson Welles). Falstaff è un gentiluomo dalle dimensioni più che sovrabbondanti, dal carattere vanesio e ottimista, insaziabile in quanto a cibo e donne, cui in questo spettacolo fa da controcanto e commentatore critico il servo (intepretato da Massimo De Francovich).
Il testo (ispirato da Shakespeare e scritto da Nicola Fano e Antonio Calenda) è strutturato in forma di commedia leggera, e intorno a Falstaff e al suo servo si muovono due gentildonne (una delle quali concupita dal protagonista) e due buffi scudieri che però non proferiscono parola. La musica sottolinea un’atmosfera complessiva da operetta, sottolineando i momenti comici e le situazioni grottesche.
A me mancano quasi tutti i riferimenti per collocare e interpretare correttamente la figura del protagonista, e faccio una fatica bestiale a seguire lo spettacolo senza distrarmi e divagare, così mi trovo costretta ad ammettere di non essere stata in grado nemmeno di cogliere appieno il significato della storia raccontata.
Durante lo spettacolo, riesco ad apprezzare solo le qualità recitative di Branciaroli che nelle vesti di Falstaff risulta quasi irriconoscibile ma conferma la sua straordinaria capacità di tenere il palco e di saper interpretare registri narrativi molto differenti.
Al termine della visione, lo spettacolo mi è già scivolato addosso senza lasciare traccia, ma sono certa che siano stati i miei limiti culturali a determinare in misura significativa la mia incapacità di cogliere e apprezzare lo spirito della rappresentazione. Del resto le colte signore sedute accanto a me sembrano molto soddisfatte di quanto hanno visto; mi consolo e mi sento un po’ meno ignorante pensando al signore dall’altro lato che invece ha dormito per tutto il tempo.
Voto: ?/5
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