Non sono un’appassionata delle commedie di Eduardo e generalmente non le prendo in considerazione nella mia programmazione teatrale. In questo caso, approfittando di una promozione del Black Friday, accolgo l’invito di F. e decido di fare un tentativo, anche attirata dalla regia di Roberto Andò.
Lo spettacolo si articola in due tempi. Il primo si svolge a casa di Teresa (Carolina Rosi), la quale vive con la governante dopo essere rimasta vedova. In una stanza della casa vive anche il giovane Luigino, cui la donna ha affittato la stanza del fratello Michele (Gianfelice Imparato) che da un anno è in manicomio. La commedia prende le mosse dalla visita del dottore che annuncia che Michele è guarito e dunque sta per tornare a casa. Teresa, fiduciosa del fatto che suo fratello possa riprendere una vita normale, decide di non dire la verità a nessuno, ma ben presto risulta chiaro che la guarigione di Michele è solo apparente.
Michele infatti prende alla lettera tutto quello che gli viene detto e così crea una serie di equivoci, via via più imbarazzanti per le persone coinvolte ed esilaranti per il pubblico.
Il secondo tempo si svolge nella casa dell’amico Vincenzo Gallucci, dove si svolge un pranzo per il suo compleanno cui partecipano la moglie, don Giovanni (il padrone di casa di Teresa), la figlia di quest’ultimo, Olga, e Luigino, che è innamorato di Olga e vorrebbe dichiararsi.
Le situazioni paradossali si inanellano l’una all’altra, favorite dal fatto che anche i personaggi considerati sani sono in realtà portatori di “follie” forse meno eclatanti, ma certamente destabilizzanti per Michele. Il tutto fino al limitare della tragedia e all’arrivo di Teresa che svela la malattia di Michele e ricompone lo scenario.
Nel complesso lo spettacolo è decisamente gradevole, di quella gradevolezza che non è solo intrattenimento, ma anche – seppure in forma leggera – occasione di riflessione. La regia è asciutta e la scena iniziale con tutti i personaggi immobili, mentre Michele si vede camminare attraverso le porte aperte sulla scenografia di fondo con il sottofondo dell'ouverture della Forza del destino di Verdi e le luci che illuminano i volti di ognuno lasciando la scena al buio, vale l’intero spettacolo ed è la vera chicca della regia di Andò.
Non posso dire di essere stata conquistata dal teatro di Eduardo, ma sono contenta di essermene riavvicinata in maniera abbastanza positiva.
Voto: 3/5
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