L'inconfondibile tristezza della torta al limone / Aimee Bender; tra di Damiano Abeni e Moira Egan. Roma: minimum fax, 2011.
Rose ha nove anni. Vive a Los Angeles con i suoi genitori e suo fratello maggiore Joseph. Suo padre è un avvocato molto abitudinario che si tiene un po' ai margini della vita familiare; sua madre è un'inquieta sempre alla ricerca di nuovi stimoli che la tirino fuori dalla monotonia e dalla tristezza della quotidianità. Joseph è un ragazzino silenzioso e solitario, appassionato di scienze, che a scuola ha un unico amico, George. Rose invece è una bambina sensibile, che faticosamente fa i conti con la percezione che sua madre ami di più suo fratello.
In questa famiglia apparentemente come molte altre, ben presto Rose si accorge di avere una strana abilità: quando mangia, non solo riconosce tutti gli ingredienti e le provenienze dei cibi, ma percepisce anche i sentimenti di chi quei cibi li ha preparati. Inizialmente questa scoperta è sconvolgente: innanzitutto perché la costringe suo malgrado a entrare nei segreti delle altre persone (come se leggesse il loro diario intimo) e proprio così scopre prima che sua madre è infelice e poi che ha un amante; in secondo luogo, perché nutrirsi diventa difficile e faticoso in quanto la maggior parte del cibo riversa su Rose una quantità di sensazioni spesso negative e disturbanti che lo rendono immangiabile.
Ben presto, si capisce che Rose non è l'unica 'strana' in famiglia, dal momento che suo fratello Joseph è protagonista di alcune inspiegabili sparizioni, salvo poi ricomparire come nulla fosse.
Non sarebbe corretto rivelare di più della trama di questo libro di Aimee Bender, finito nella lista dei 100 migliori degli anni Duemila secondo Vulture (il magazine del New York Times), perché i colpi di scena e le sorprese non mancano man mano che si procede nella lettura. E arrivati all'ultima pagina non tutti gli interrogativi trovano una risposta, sebbene molti misteri siano stati rivelati.
Il romanzo della Bender adotta uno stile tra il realistico e il visionario e potrebbe collocarsi a buon diritto tra i romanzi per giovani-adulti, non solo perché la storia è raccontata dalla protagonista che conosciamo novenne e salutiamo ultraventenne, ma perché a suo modo si può considerare un racconto di formazione, per quanto anomalo.
Il percorso di Rose - e parallelamente quello di Joseph - non è scandito da viaggi, avventure mirabolanti e memorabili incontri, ma da un'evoluzione tutta interiore attraverso cui la protagonista non solo dovrà fare pace con una parte di sé che la sconvolge e la fa soffrire, ma imparerà a farne tesoro e a trasformarla in una propria peculiarità e in un proprio punto di forza.
C'è chi nella vita ha la fortuna di non avere grandi mostri da affrontare per crescere e di poterlo fare in maniera equilibrata e integrata, e chi invece - forse perché dotato di una sensibilità particolare (dono, ma anche condanna) - deve mettersi con coraggio di fronte a sé stesso e alla vita per poter attraversare il guado che lo porterà all'età adulta. C'è chi non sopravvive, c'è chi sceglie di restare ai margini della vita per non rischiare e non soffrire, e infine chi con fatica trova la propria strada, magari contorta, ma che gli permette di non affondare e anzi di dare un senso alla propria esistenza.
Voto: 3,5/5
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