I formidabili Frank / Michael Frank; trad. di Federica Aceto. Torino: Einaudi, 2018.
I formidabili Frank è lo splendido memoir scritto da Michael Frank, scrittore e saggista americano che vive tra New York e la Liguria. Come lui stesso spiega nelle interviste e accenna anche nel libro, inizialmente aveva provato a trasformare la storia della sua famiglia in un romanzo di fiction, ma i personaggi, in particolare quello centrale di zia Hank, risultavano poco credibili, e dunque a un certo punto Michael ha capito che l’unico modo per raccontare questa storia era quella di attenersi alla realtà dei fatti, per quanto ovviamente filtrati dal suo punto di vista.
Michael è figlio di Merona e Martin, fratelli minori rispettivamente di Irving e di sua moglie Harriet Jr, detta Hank o Hankie, questi ultimi due una coppia di sceneggiatori molto noti e apprezzati a Hollywood. Le due coppie vivono a Laurel Canyon in due case non troppo distanti, anche se molto diverse, essendo quella degli zii di Michael molto più lussuosa e in uno stile classico, come piace a Hank. Non lontano abitano anche le due mamme, Huffy (madre di Harriet e Martin) e Sylvia (madre di Irving e Merona), sebbene le due non si sopportino più di tanto e facciano praticamente vite separate.
Questo intreccio già di per sé piuttosto originale è complicato ulteriormente dal fatto che Hank e Irving non hanno figli e hanno eletto Michael come loro figlio adottivo, scelto a far parte di quel gruppo di persone elette e speciali che la zia chiama “I formidabili Frank”, da cui sono invece esclusi per indole e disposizioni personali i fratelli di Michael, Danny e Steve.
La narrazione comincia dall’infanzia di Michael, ossia dalla fase in cui il bambino viene introdotto ai gusti raffinati, alle letture, alle opinioni degli zii, in realtà della sola zia Hank, rispetto alla quale zio Irving è totalmente succube, salvo ritagliarsi degli spazi personali in cui può rilassarsi ed essere realmente sé stesso.
Zia Hank – una specie di versione “terroristica” di zia Mame – è una donna dalla personalità sovrabbondante e complessa, capace di esercitare un’attrazione magnetica e una seduzione profonda sulle persone che elegge, ma al contempo di adottare comportamenti manipolatori nell’intento di costringere gli altri a rispondere perfettamente alle sue aspettative.
Michael è il soggetto su cui massimamente viene applicato questo schema fin dall’infanzia: al bambino viene applicata una categorizzazione del mondo che si struttura in b. e n.b., ossia “buono” e “non buono”, categorie considerate assolute e a cui le cose appartengono per insindacabile giudizio di zia Hank.
I formidabili Frank racconta il lento e difficile processo di affrancamento di Michael dalla zia, un processo compiuto a costo di allontanamenti e disconoscimenti pubblici, volti a innescare sensi di colpa e ansia.
Nel memoir uno spazio considerevole è comprensibilmente dedicato a zia Hank, ma non mancano riflessioni e approfondimenti dedicati agli altri protagonisti di questa storia, tra cui nonna Huffy, nonna Sylvia, Irving e le altre figure familiari e non che – per un motivo o per l’altro – sono entrate in contatto con il mondo dei formidabili Frank.
Il libro è scritto con eccezionale verve e ironia, e la sua lettura risulta godibilissima, anche se al fondo di questo lungo racconto – che termina con la zia Hank novantenne ma ancora in vita – c’è una sofferenza e un senso di angoscia che prima trapelano più o meno discretamente e poi, man mano che l’età di Hank e di Michael aumentano, diventano pervasivi e onnipresenti, andando a inquinare sia i momenti di dolore (la morte di Huffy e poi quella di Sylvia ad esempio) sia i momenti di gioia (i viaggi e le vacanze ad esempio).
È evidente che Michael ha un atteggiamento ambivalente nei confronti della zia: non può non riconoscerle di essere stata fondamentale nella sua formazione e di aver contribuito a farne l’uomo che è, ma al contempo ha avuto bisogno di un tempo lungo della sua vita per comprendere i meccanismi di manipolazione, la mancanza di empatia e l’anaffettività di questa donna, e anche per trovare delle spiegazioni e in qualche modo per riuscire a perdonarla dopo averne preso faticosamente le distanze.
Michael dovrà mettere un oceano di mezzo tra sé e sua zia per fare il suo percorso autonomo di crescita e dovrà sposarsi e avere dei figli per marcare definitivamente la propria alterità rispetto ai comportamenti “perversi” della zia Hank.
La narrazione di Michael Frank è il racconto sincero e personale di un vissuto che, pur raccontando un’esperienza del tutto individuale, getta luce su importanti dinamiche relazionali, familiari e non solo, e aiuta a dipanare matasse emotive e psicologiche che appartengono in realtà alla vita di tutti.
Io l’ho vissuta come una lettura molto personale, in cui ho riconosciuto alcune dinamiche vissute in famiglia e mi sono sentita molto vicina a Frank nella necessità di dover andare lontano per poter poi ritornare e recuperare il buono di quello che si è lasciato indietro.
Voto: 4/5
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