Nonostante il virus che mi perseguita in questi giorni di primavera, riesco a non perdere il concerto dei Low, storica band di Duluth in Minnesota, formata da Alan Sparhawk (voce e chitarra), la moglie Mimi Parker (batteria e voce) e un bassista, nel cui ruolo si sono avvicendati vari musicisti e che adesso è Steve Garrington.
Io li avevo conosciuti ai tempi di The great destroyer, sebbene a quella data - era il 2005 - la band aveva già più di 10 anni di attività alle spalle. E se si pensa che il loro ultimo lavoro Double Negative è stato osannato da critica e pubblico, se ne deve concludere che i Low rappresentano ormai una certezza nel panorama musicale internazionale nel quale sono sempre stati considerati dei paladini dello slowcore, pur essendo umanamente e musicalmente sempre alla ricerca e quindi difficilmente cristallizzabili dentro una categoria.
In particolare negli ultimi anni, soprattutto a partire da One and Sixes, i Low sembrano aver imboccato la strada dell'elettronica, pur non rinnegando la loro storia musicale.
Il concerto si tiene nella bellissima Sala Sinopoli dell'Auditorium, che per l'evento è quasi completamente piena. I Low salgono sul palco puntualissimi, posizionandosi ciascuno al proprio strumento, con alle spalle tre pannelli formati di neon sovrapposti (che creano un po' l'effetto persiana) su cui vengono proiettate immagini più o meno astratte, talvolta in sincrono con la batteria. Osservo che le immagini/luci proiettate sui neon rispecchiano da vicino il carattere delle canzoni, risultando più figurative e realistiche nei brani più pop/folk e facendosi invece puri guizzi di luce nei pezzi più elettronici.
A parte le luci di questi neon per il resto la sala è quasi completamente al buio, e quando vengono accese le luci sul palco vengono utilizzate solo per illuminare il pubblico.
Lo spettacolo musicale che la band ci offre si presenta come un meccanismo a orologeria perfetto, nel quale tutto pare essere stato studiato in anticipo, anche quello che apparentemente sembrerebbe improvvisato come i lunghissimi minuti di noise insistito e straniante che caratterizza la fase centrale del concerto.
Una metà circa del concerto è dedicata all'ultimo album Double negative, mentre qua e là sbucano brani che arrivano dal passato musicale dei Low e che anche sul piano sonoro si identificano chiaramente.
Io e F. facciamo un po' fatica a stare dietro alle sonorità elettroniche e alle distorsioni delle voci, a tratti quasi affogate nel suono, e all'uscita commentiamo che il mondo musicale vive un momento di grande fascinazione per l'elettronica, come testimoniano ad esempio gli ultimi lavori di John Grant, di Bon Iver (in particolare il suo progetto Red Machine) e di Antony and the Johnsons (con il nuovo progetto ANOHNI).
Ci chiediamo se c'è qualcosa che a noi sfugge e vorremmo imparare ad apprezzare queste sonorità che invece tendono ad allontanarci e percepiamo come fredde.
Così, anche dopo il concerto dei Low ci rimane addosso una sensazione di perfezione formale, ma anche di freddezza, interrotta solo dai pezzi dall'impianto più tradizionale.
Sarà anche il modo dei Low di stare sul palco: composti e minimali, a tratti quasi trascendentali, esattamente come la loro musica, nonché di pochissime parole. Alan Sparhawk si limita a ringraziare di tanto in tanto il pubblico, a un certo punto lo fa in maniera molto sentita riconoscendo l'attenzione e il silenzio che gli è stato riservato dal pubblico, e alla fine del concerto, prima del piccolo bis che ci viene concesso, presenta gli altri componenti della band e tutti coloro che hanno collaborato, dal tecnico dei suoni a quello delle luci, all'autista che li sta accompagnando nel tour.
Gli altri restano silenziosi, e Mimi Parker sembra quasi voler scomparire dal palco non appena si esaurisce la performance musicale.
In questa atmosfera è difficile anche comprendere la temperatura emotiva del pubblico, e capire se il silenzio che si percepisce è rapimento o perplessità. Gli applausi alla fine di ogni pezzo sono però molto convinti, così come qualche applauso e urletto spontaneo che talvolta scappa alle prime note di un brano.
Non c'è dubbio che il pubblico del concerto di oggi è fatto in buona parte di appassionati della band, come dimostrano tra l'altro le prime recensioni comparse in rete. A una di esse rimando per la scaletta completa del concerto.
Non me ne vorranno i fan dei Low per questa recensione che non ha toni entusiastici, e certamente è la mia cultura musicale piuttosto grezza a impedirmi di comprendere appieno la portata di questo concerto. E di questo me ne rammarico, perché evidentemente quella che si perde qualcosa probabilmente sono proprio io.
Voto: 3/5
Nessun commento:
Posta un commento
Lascia qui un tuo commento... Se non hai un account Google o non sei iscritto al blog, lascialo come Anonimo (e se vuoi metti il tuo nome)!