Non ho letto il romanzo di Saviano, né ho nei confronti di quest'ultimo posizioni preconcette a favore o contro, quindi mi limiterò a parlare del film di Claudio Giovannesi per come l'ho recepito secondo la mia sensibilità.
La paranza dei bambini racconta la storia di Nicola (interpretato dalla bella faccia - forse fin troppo pulita - di Francesco Di Napoli), un quindicenne del rione Sanità, che vive con il fratello più piccolo e la madre che gestisce una lavanderia. Nicola passa le giornate insieme a un gruppo di adolescenti come lui che vivono della competizione con i gruppi degli altri quartieri e di piccole bravate, e sognano motorini nuovi e abbigliamento alla moda che non si possono permettere. E a Napoli la scorciatoia per fare soldi è la camorra che non c'è nemmeno bisogno di andare a cercare, perché sta gomito a gomito con la tua vita.
Nicola non è molto diverso dai ragazzi della sua età: è idealista e sognatore, romantico e coraggioso, a tratti ingenuo e vuole qualcosa di meglio per sé, per la sua famiglia, per la ragazza che ama e per i suoi amici. Ma non ha strumenti culturali né esempi alternativi, ed è completamente permeato dei modelli circostanti, tanto da identificare la sua personale idea di giustizia e di buona convivenza civile in un boss ucciso, Tonino Striano, che - come dice lui - non faceva pagare il pizzo ai commercianti ed era benvoluto da tutti. Una volta entrato - insieme ai suoi amici - a servizio del boss locale nello spaccio di droga, Nicola non ha altro obiettivo che riportare il quartiere a quella che lui considera ingenuamente l'età dell'oro e realizzare una forma di impossibile giustizia, senza rendersi pienamente conto del prezzo da pagare.
Approfittando di un vuoto di potere, seguito all'arresto dei boss di zona, Nicola coinvolge i figli di Tonino Striano nel progetto di prendere il controllo del quartiere, anche con l'appoggio di don Vittorio (Renato Carpentieri), un boss agli arresti domiciliari, e in breve tempo - grazie alla sua determinazione e alla sua crescente spregiudicatezza - riesce nell'intento.
Nicola si rende però ben presto conto che questa strada, se da un lato produce soldi e ricchezza e regala momenti di apparente serenità, dall'altro lato non ama né preserva alcun equilibrio, anzi chiama a un'escalation di violenza inarrestabile che si autoalimenta stritolando nel suo ingranaggio tutti coloro che ne fanno parte e mettendo a rischio anche i più deboli. Se dunque è vero che sono i soldi della camorra che permettono a Nicola di rincontrare Letizia (Viviana Aprea), la ragazza di cui si è innamorato al primo sguardo, è la stessa camorra che lo costringe ad allontanarsene e che ne mette addirittura in pericolo la vita.
La perdita dell'innocenza può dirsi compiuta quando Nicola giunge all'omicidio premeditato e nei suoi occhi leggiamo la fine dei sogni ma anche l'inevitabilità della prosecuzione di questo gioco al massacro che ruba l'anima e spessissimo anche la vita.
Claudio Giovannesi, che già aveva dato prova di una particolare sensibilità e capacità nel raccontare gli adolescenti in posizioni di marginalità con i film Alì ha gli occhi azzurri e Fiore, con La paranza dei bambini conferma di saper indagare l'animo tormentato degli adolescenti, di saper guardare il mondo con i loro occhi smarriti e coraggiosi, trasmettendo allo spettatore il messaggio che non esiste crimine peggiore contro l'umanità di quello che distrugge la speranza di un mondo migliore che è proprio del cuore di bambini e ragazzi.
Perché è evidente che gli unici colpevoli di questo abominio sono gli adulti. Opportunisti, rassegnati, silenziosi, vittime o carnefici, in ogni caso compiacenti e dunque colpevoli.
Forse questi adolescenti - come ha detto qualcuno - hanno facce troppo belle e pulite per essere totalmente credibili, ma la mia sensazione è che Giovannesi di questo mondo non abbia voluto raccontare le miserie in presa diretta, bensì i sogni e il loro stravolgimento.
Voto: 3,5/5
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