Avevo già avuto modo di ascoltare Anna Calvi dal vivo nell'ormai lontano 2012: allora ero arrivata al concerto senza grandi aspettative (anche perché, dopo aver ascoltato il suo primo album, ne avevo concluso che, a parte alcune canzoni, non è musica perfettamente nelle mie corde); però poi al concerto ero rimasta quasi folgorata dall'energia di questa musicista.
Questa volta - all'uscita del nuovo lavoro Hunter e all'annuncio del nuovo tour - compro subito l'album e il biglietto del concerto previsto a Roma per il 23 novembre e trascino anche un po' di amici - alcuni un po' titubanti - a fare lo stesso.
E così, dopo tanta attesa, il 23 novembre arriva e, nonostante le defezioni di alcuni dei miei compagni di avventura (peccato per loro!), eccoci puntualissime - dopo esserci rifocillate con un ottimo ramen da Waraku - all'ingresso di Largo Venue.
Il tempo di entrare e di posizionarci in un buchetto libero a sinistra del palco (per darmi la possibilità di fare qualche foto) e alle 22.30 Anna Calvi sale sul palco. La sala rapidamente si riempie in ogni centimetro e mi colpisce vedere un pubblico in cui l'età media si aggira tra i 35 e i 45 anni, a testimonianza del fatto che quella di Anna Calvi è una musica per palati non troppo giovani.
Come è nel suo stile, Anna ha un trucco piuttosto marcato, e veste di rosso e nero. Le luci sul palco sono gestite in modo tale che si alternino momenti in cui la musicista è illuminata da una luce chiara mentre il resto del palco sprofonda nell'oscurità e momenti in cui tutto si tinge di rosso.
Senza preliminari e senza chiacchiere, accompagnata dalla polistrumentista Mally Harpaz e dal batterista Alex Thomas, Anna Calvi scalda subito l'atmosfera con As a man, brano tratto dall'ultimo album, e da qui in poi inanella, senza soluzione di continuità e per circa un'ora di fila, canzoni tratte da tutti e tre i suoi lavori (con una prevalenza dell'ultimo ovviamente). Tra una canzone e l'altra soltanto qualche timido grazie e la presentazione dei suoi musicisti; ma la timidezza scompare non appena Anna inizia a cantare, guardando dritto davanti a sé, ipnotica e ipnotizzante, conturbante nel modo in cui si fa tutt'uno con la sua chitarra, quasi un'estensione del suo corpo, coccolata e maltrattata al contempo.
Le canzoni sono state riarrangiate per l'esecuzione dal vivo e in alcuni casi si fa quasi fatica a riconoscerle, ma in questa operazione Anna Calvi e i suoi musicisti trasformano il concerto in un'esperienza unica, che niente ha a che vedere con l'ascolto in cuffia e che si trasforma in puro e vibrante godimento musicale.
La potenza di Anna aumenta di canzone in canzone e la cantante sembra quasi giocare con il lato luciferino di sé e della sua musica, al punto tale che ci si aspetta da un momento all'altro di vedere saettare una coda dietro di lei e che il palco venga avvolto da infernali fiamme.
In realtà, sarà solo la sua chitarra a fare le spese dell'energia dirompente della musicista fino all'epilogo in cui la Telecaster viene prima sollevata e poi messa a terra e "soggiogata" con un piede.
Quando la Calvi e i suoi musicisti escono dal palco, è evidente che il pubblico non è ancora sazio; cosicché dopo un po' di urli e applausi, la band torna per regalarci ancora tre canzoni e concludere questo strepitoso live con la cover di Ghost Writer dei Suicide.
Anna Calvi appartiene a quella categoria di musicisti per i quali un live vale sempre la pena, qualunque cosa si pensi della sua musica, perché ti mette addosso energia pura e ti lascia un'eredità che ti porti dietro a lungo.
Per altre foto del concerto vedi qui.
Voto: 4/5
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