Sono stata molto indecisa se scrivere questa recensione. La filosofia che normalmente sottende a questo blog (e che avevo a suo tempo spiegato qui) è che i miei post sono dedicati a cose che mi sono piaciute o comunque a cose che - anche se non mi sono piaciute - ritengo che possa valere la pena segnalare.
Ebbene, non sono del tutto convinta che in questo caso ne valga davvero la pena.
Sono andata a vedere questo spettacolo teatrale, interpretato dalla compagnia Attori & Tecnici del Teatro Vittoria, incuriosita dall'idea di un testo di Camilleri portato a teatro e da una struttura narrativa che prevede una storia cornice all'interno della quale si sviluppano altri racconti.
Il fil rouge è rappresentato dal dialogo tra sei personaggi che si incontrano nello scompartimento di un treno per un lungo viaggio che li porterà dalla Sicilia fino in nord Italia. Il tema dei loro discorsi è il modo in cui a volte gli eventi prendono un corso inatteso: perché il diavolo ci mette lo zampino, secondo alcuni, o per un insieme di sfortunate coincidenze, secondo altri.
Ciascuno di loro porta a supporto della propria idea il racconto di una vicenda personale o conosciuta che a turno racconta. Lo schema - volendo fare un paragone azzardato - ricorda quello del Decameron e delle sue novelle, e i racconti di questi viaggiatori vogliono essere altrettanto divertenti, arguti, salaci e inquietanti.
Il fatto è che - non so se per i limiti del testo originario o per quelli della trasposizione teatrale - le storielle rimangono davvero storielle, in alcuni casi del tutto inconsistenti e prive di interesse, in altri casi ravvivate soltanto dal ricorso a battute di basso profilo ovvero ad un immaginario molto popolare, che a tratti mi ha ricordato alcuni spettacoli del Bagaglino (e ho detto tutto).
Non si può dire che gli attori non siano bravi (del resto la Compagnia Attori & Tecnici è una garanzia da questo punto di vista e avevo già avuto modo di apprezzarla in altri spettacoli), però messi al servizio di un testo così "leggero" perdono essi stessi consistenza.
L'unica cosa apprezzabile sono le scenografie del sempre bravo Alessandro Chiti, che riesce nella difficile impresa di far convivere sullo stesso palco lo scompartimento di un treno insieme a interni di case, aeroporti, commissariati, aziende, nonché proiezioni e sovrascritture, rendendo il tutto intellegibile, dinamico e a suo modo credibile.
Ciò detto la delusione all'uscita è tale che tutto il programma di spettacoli teatrali per i prossimi mesi viene sottoposto a una ulteriore riflessione. Perché - come dice qualche amica fuori dal teatro - la delusione di un film al cinema non è mai tanto cocente come quella di uno spettacolo a teatro.
Voto: 2/5
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