Fabio è un ragazzino di 11 anni. Ha numerosi nonni i cui nomi iniziano tutti con la A (che sono in realtà i fratelli del nonno morto, Arolando), un padre che fa l'idraulico e aggiusta tutte le cose. Il ragazzino vive nel cosiddetto Villaggio Mancini, che ospita tutta questa famiglia allargata.
Questo romanzo racconta gli anni in cui Fabio viene a contatto con il mondo esterno e comprende che la sua famiglia è decisamente "originale" e che lui stesso è in fondo diverso da tutti gli altri bambini. Gli anni in cui viene a conoscenza della "maledizione della famiglia Mancini" per cui i maschi di famiglia se arrivano a 40 anni senza avere una donna impazziscono.
Però, soprattutto, in questi anni Fabio vive il lungo periodo di stato vegetativo di suo padre dopo un incidente, conosce e si innamora della Coccinella, alias Martina, e sperimenta il potere delle storie, della narrazione attraverso cui si ricostruisce il passato e si dà un senso al presente.
Direi che c'è molto di autobiografico in questo ultimo libro di Fabio Genovesi, e alcune di queste storie le avevo sentite raccontare dallo scrittore in un incontro cui avevo partecipato qualche anno fa.
Tra l'altro Genovesi scrittore lo conosco ormai bene e so il talento che ha nel raccontare le storie, il che fa sì che per me non funzioni in questo caso l'effetto sorpresa.
Non sono neanche sicura che sia il suo libro più riuscito (a naso direi che il più equilibrato e compatto è Chi manda le onde, subito seguito da Esche vive), e però alla fine Genovesi riesce comunque immancabilmente a farmi sorridere e a commuovermi fino alle lacrime.
Perché i suoi racconti - sia quando sono di fantasia sia quando provengono dalla vita reale - sono intrisi di una freschezza e di un'autenticità sorprendenti, anche lì dove richiamino situazioni ai limiti dell'incredibile.
Leggere i libri di Genovesi è il mio modo di coccolarmi quando - nella mia sequenza di letture - ho bisogno di prendermi una pausa da quei libri durissimi ed emotivamente destabilizzanti che la fanno da padroni nella mia biblioteca personale.
Ogni tanto infatti si ha bisogno di una narrazione che racconti la vita con la leggerezza di chi la ama profondamente nonostante il suo essere sgangherata. E poi nessuno - secondo me - incarna il punto di vista e il mondo interiore dei ragazzini nel modo assieme realistico e magico di Genovesi, forse perché un po' ragazzino c'è rimasto anche ora che ha più di 40 anni.
«E chissà cosa ci aspetta ancora là davanti, non lo so e non lo sa nessuno, però sappiamo quel che abbiamo dietro, quello che abbiamo fatto giorno dopo giorno, che poi è la grande storia di come siamo arrivati fin qui. E ogni mattina ci alziamo e facciamo un altro passo, e la nostra storia è la magia che trasforma questo passo corto e scemo in una roba gigantesca, che è la nostra direzione. Verso dove non è mica chiaro, ma intanto si va, e questa magia dietro non la vedi ma ti spinge, uguale identica a quella che hai sotto i piedi quando stai in mezzo al mare, e lì per lì pensi di andare a fondo e invece no, perché qualcosa di invisibile ti tiene a galla, senza fiato e però vivo, con gli occhi spalancati all'orizzonte.»
Voto: 3,5/5
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