Per un'assurda coincidenza proprio il giorno che sono andata a vedere questo spettacolo all'Auditorium nell'ambito del RomaEuropa Festival avevo iniziato a leggere - per piacere e per interesse professionale - il libro di Luciano Floridi, La quarta rivoluzione. Come l'infosfera sta trasformando il mondo. Il filosofo di origine italiana che insegna ad Oxford ci racconta il passaggio dalla storia all'iperstoria, caratterizzata dal fatto che il benessere individuale e sociale è dipendente dalle ICT (tecnologie dell'informazione e della comunicazione).
Ebbene lo spettacolo #Antropocene parla sostanzialmente dell'epoca dell'iperstoria, raccontando uno scenario distopico ma non impossibile, il caso in cui la rete Internet - e con lei tutte le connessioni da cui il nostro mondo dipende - saltasse. Al centro della storia c'è Francesco Maria, interpretato da Marco Paolini, che ha dei problemi di connessione con il suo smartphone e sta tentando di chiamare il servizio clienti. Dall'altra parte del telefono la voce di un operatore sempre diverso (interpretato da Frankie Hi-NRG MC) che si rivelerà alla fine essere una macchina programmata, un'intelligenza artificiale, improvvisamente anch'essa disconnessa dal sistema centrale.
A inframmezzare queste conversazioni le musiche dell'orchestra diretta da Mauro Brunello, i suoi pezzi al violoncello e il rap di Frankie Hi-NRG. Tutto ciò potrebbe far pensare a un insieme disomogeneo, invece incredibilmente tutte queste voci e questi suoni - pur apparentemente non coerenti l'uno con l'altro - si fondono in un linguaggio interessante e intellegibile.
Come è proprio degli spettacoli di Paolini, si riflette tanto - in questo caso sul destino dell'umanità in questa società iperconnessa e su che cosa siamo chiamati a preservare - ma si ride e si sorride anche tanto, grazie a un testo frizzante e ironico. Bravissimo anche Frankie Hi-NRG MC, una vera sorpresa per me.
#Antropocene attinge e fa riferimento a tanti studi scientifici degli ultimi anni in campo filosofico, economico, sociale, tecnologico, ed è in grado di portarli al pubblico in un modo leggero ma non banale.
A volte mi chiedo se non sia questa l'unica strada possibile di una divulgazione che possa raggiungere un pubblico davvero ampio. Anche se poi mi rendo conto che in fin dei conti a questo spettacolo ci va poi sempre quella nicchia della società che forse già di per se stessa è più consapevole e sensibile a questi temi, e che anche in questo caso si autoseleziona.
Voto: 3,5/5
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