Nel mio personale immaginario cinematografico La la land si colloca in un qualche punto di mezzo tra Moulin Rouge e The artist, e - come nel caso di questi due film - l'ho guardato incantata e sicura già dopo i primi pochissimi minuti che la memoria di queste immagini mi sarebbe rimasta dentro.
La la land è il secondo film di Damien Chazelle, classe 1985, il regista di Whiplash, ed è un film-musical che racconta la storia d'amore tra Mia (Emma Stone), un'aspirante attrice, e Sebastian (Ryan Gosling), un aspirante pianista jazz. La loro vicenda è ambientata nella Los Angeles dei nostri giorni, anche se si respira un'aria di tempi passati, o forse meglio un'aria senza tempo in un luogo dove, non a caso, il trascorrere delle stagioni (che scandisce la narrazione) non produce quasi nessun cambiamento del clima e si vive dunque in quella perenne primavera che poi è in un certo senso metafora di Hollywood.
Da un punto di vista visivo, il film di Chazelle è puro godimento. La sequenza iniziale di canti e coreografie tra le macchine incolonnate su un'arteria ad alto scorrimento che porta in città sono da mandibola a terra e fanno scattare l'applauso del pubblico prima ancora che compaia sullo schermo il titolo del film. Poi la prima metà, quella che ci racconta le storie di Mia e di Sebastian e di come si incontrano e si innamorano, è un fuoco d'artificio di colori, di balletti, di canzoni e di autentici colpi di teatro che lasciano a bocca aperta, come ad esempio nella scena del balletto intorno alla piscina. La seconda parte è visivamente forse più tradizionale ed è anche meno musicale, e non è un caso perché corrisponde con le difficoltà di Mia e Sebastian di realizzare i propri sogni e anche di portare avanti la propria storia. E però non c'è mai un momento di stanchezza, perché quando il film si fa meno mirabolante e scoppiettante la storia diventa più intima ed emotivamente coinvolgente.
Da un punto di vista narrativo, quello di Chazelle è un film apparentemente semplice, quasi banale, che ad una lettura superficiale potrebbe anche deludere. Ma la verità è che dietro questa apparente semplicità c'è una stratificazione di letture possibili e di significati molto più articolata e complessa. È evidente che il film è un omaggio all'arte cinematografica ed è zeppo di citazioni, in parte esplicite ed evidenti a tutti, in parte più nascoste e accessibili solo a veri cinefili. Del resto la protagonista vuole fare l'attrice, lavora in un bar degli Studios di Hollywood, e divide casa con altre aspiranti attrici, una casa piena zeppa di locandine di film, dove nella stanza di Mia su tutto domina una gigantografia di Ingrid Bergman; al primo appuntamento Mia e Sebastian vanno a vedere Gioventù bruciata in un piccolo cinema d'essai che proietta ancora pellicole e quando la pellicola si interrompe sulla scena ambientata al Planetario di Griffith Park i due decidono di andarci in macchina e Chazelle ci regala non solo un'inquadratura perfettamente identica all'originale ma ambienta nell'osservatorio la sequenza più onirica e d'antan di tutto il film. Per il resto le riproduzioni di sequenze e modalità appartenenti all'immaginario cinematografico degli anni d'oro di Hollywood si sprecano, senza per questo risultare forzati o fastidiosi per lo spettatore.
Ma il vero omaggio alla settima arte dal mio punto di vista è la storia stessa di Mia e Sebastian, che a ben guardare è essa stessa metafora della parabola di Hollywood, dalla giocosità genuina e piena di sogni delle origini alle difficoltà di mantenersi fedele a questi sogni senza appiattirsi sulle necessità triviali fino alla definitiva realizzazione e al successo, che però hanno inevitabilmente lasciato indietro la naïveté della gioventù e quello che avrebbe potuto essere e non è stato.
La la land è un film pieno di nostalgia: la nostalgia delle cose che si perdono o che non ci sono più, di quello che bisogna lasciare indietro per andare avanti. E proprio in risposta a questa nostalgia è un film pieno di speranza nel potere dell'immaginazione che è capace di raccontare e inventare mediante le immagini quello che è stato e anche quello che non sarà mai.
Il film di Chazelle è un film sull'amore e sui sogni, essenza dell'umanità, che solo al cinema possono davvero sopravvivere per sempre.
La la land ha già vinto 7 Golden Globe ed è candidato a 14 Oscar; le recensioni negative sono infinitesimali a confronto della pioggia di apprezzamenti che arrivano da pubblico e critica. E normalmente in questi casi lo snobismo è lì dietro l'angolo ad attenderci e spingerci ad essere fuori dal coro. Stavolta però voglio essere e sarò mainstream. La la land è un film che, secondo me, rimarrà a lungo nella memoria cinematografica e forse Chazelle doveva approdare al cinema anche solo per regalarci questo piccolo gioiello.
Ah! Dimenticavo... se potete, andatelo a vedere in lingua originale!
Voto: 4/5
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