Diversi mesi fa avevo scoperto che, al Teatro Ambra Jovinelli, la stagione 2016-2017 sarebbe stata impreziosita da una rassegna dedicata a Mattia Torre, consistente nella rappresentazione di tre suoi testi, Qui e ora, Migliore e 456.
Mattia Torre l'avevo conosciuto e apprezzato ai tempi di Boris, sceneggiatore insieme a Ciarrapico e Vendruscolo, poi definitivamente adottato con la lettura dei cinque atti comici raccolti nel libro In mezzo al mare, che mi ha confermato le sue qualità di scrittore dotato di sensibilità e ironia.
Cosicché non ci ho messo molto a convincere alcune amiche a comprare l'abbonamento per questo Progetto Mattia Torre.
Il primo appuntamento arriva subito prima di Natale ed è quello con Qui e ora, interpretato da Valerio Aprea e Paolo Calabresi. La serata inizia già bene, perché da quando nell'area della Cappa Mazzoniana della Stazione Termini, con ingresso da via Giolitti, hanno aperto il Mercato Centrale, andare a teatro all'Ambra Jovinelli è diventato anche l'occasione per una pausa gourmet (in questo caso ho assaggiato il pesce della pescheria mia omonima, Galluzzi, che pare essere una delle migliori di Roma).
Ma eccoci in seconda galleria in un venerdì sera in cui io, F. e P. siamo stanchissime, al punto tale che qualunque altro spettacolo ci avrebbe definitivamente fatte abbandonare tra le braccia di Morfeo. Ma non Mattia Torre.
Lo spettacolo si apre sulla scena di un incidente tra due scooter e due uomini a terra, apparentemente incoscienti, o peggio. Uno si sveglia, chiama l'ambulanza per sé, perché ritiene che l'altro sia morto. Scopriamo presto che si tratta di uno chef che conduce un programma radiofonico e che a breve ha un appuntamento in radio per andare in onda in diretta con il suo programma.
Mentre questi litiga con il 118 per avere un'ambulanza, l'altro riprende conoscenza, nonostante sia messo male. Tra i due uomini si instaura subito una dialettica conflittuale, in cui lo chef/conduttore fa l'aguzzino, umiliando l'altro e maltrattandolo, tra una telefonata e l'altra durante le quali registra il suo programma radiofonico per evitare di essere sostituito.
Lo chef dispiega tutto il suo cinismo e la sua supponenza nei confronti dell'umanità intera, ma in particolare nei confronti dell'uomo che giace sul bordo della strada dell'incidente.
Poco a poco però quest'ultimo riprende le forze e, complice lo scaricamento della batteria del telefonino del'altro e il ripresentarsi di malesseri post-incidente, i ruoli si invertono e colui che sembrava un uomo grigio e dimesso, perseguitato dalle telefonate della madre, dimostra di aver messo in atto un vero e proprio diabolico piano.
Qui e ora, com'è nello stile di Mattia Torre, parla di importanti temi contemporanei, come ad esempio la solitudine e la violenza dei rapporti sociali, usando toni cinici e ironici, anziché drammatici. In conclusione ci propone una riflessione non banale su chi è oggi l'antagonista sociale e sul ruolo che in questo processo giocano i mass media e la tecnologia.
Consigliatissimo.
Voto: 4/5
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