Le Ariette è un podere che sta sulle colline bolognesi, zona Castello di Serravalle, e fa parte del territorio del comune di Val Samoggia. Ma è anche il nome di una piccola compagnia teatrale, quella che Paola Berselli e Stefano Pasquini hanno messo in piedi e che portano in giro per l'Italia e per il mondo insieme a Maurizio Ferraresi.
Dal luogo nel quale vivono, la casa alle Ariette, dove coltivano la terra e allevano gli animali, arriva l'ispirazione prima del loro teatro, che mescola continuamente arte e vita, e insegue lo spirito comunitario nella messa in scena e nelle forme di interazione con il pubblico.
In questo caso siamo in sessanta spettatori intorno a uno spazio in cui, su alcuni fornelli, cuociono delle pietanze. Dall'altra parte c'è un tavolo basso e dietro due spaventapasseri, i protagonisti di questo racconto.
Paola e Stefano hanno tratto ispirazione per questo spettacolo dalla festa organizzata per i loro 25 anni insieme. E si sono guardati come spaventapasseri in mezzo ai campi, che vivono il tempo di una stagione e poi tornano legno e paglia.
Ma in questa stagione, in cui il tempo inesorabilmente passa, è bellissimo stare sulla cima della collina, lassù, come sul tetto del mondo, e guardarsi intorno, ascoltare, toccare e farsi toccare, sentire il vento, la pioggia, il sole. In una parola, vivere.
In fondo, questo spettacolo delle Ariette è un appassionato inno alla vita e alla bellezza a volte entusiasmante, a volte sconcertante del tempo che passa, e una sua rilettura all'interno del grande ciclo della natura e degli eventi.
Il senso del tempo attraversa l'intero spettacolo, con i suoi ritmi lenti e le improvvise accelerazioni, nonché l'avvicendamento al pentolone dove è stata versata la polenta, e tutti, Paola, Stefano, Maurizio e il tecnico del suono, si siedono a girarla con il grande bastone di legno. E poi, sul telo in fondo alla sala, scorrono le immagini del podere delle Ariette, e dei cani, delle persone e della vita, e a volte ci fermiamo a guardarle e altre volte passano sullo sfondo di quello che accade sul palcoscenico, le semine, i raccolti, il sonno, l'amore, la morte.
E infine, dopo una poesia recitata da Paola e accompagnata da Stefano alla chitarra, che è anche una dichiarazione d'amore, siamo tutti invitati intorno al tavolo a mangiare con loro il cibo preparato in questo tempo che abbiamo trascorso insieme e in cui abbiamo condiviso un pezzetto della nostra stagione.
Voto: 3,5/5
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