Nell'ambito della rassegna Salviamo i talenti, organizzata al Teatro Vittoria, io, F., L. e P. ci dividiamo gli spettacoli da vedere e io mi scelgo lo spettacolo di Fausto Paravidino, che già avevo avuto modo di apprezzare a teatro ne La malattia della famiglia M.
In questo caso Paravidino non è in scena, ma la storia è chiaramente autobiografica anche perché uno dei protagonisti si chiama appunto Fausto.
Il racconto è ambientato negli anni Novanta (niente telefoni e niente Internet) ed si svolge interamente in una casa, anzi per l'esattezza nella cucina della casa di Roma dove vivono 5 amici aspiranti attori, giovani e spiantati, confusi e teneri, affacciati sulla soglia della vita adulta un po' entusiasti e un po' spaventati.
Nella loro vita entra a un certo punto Angela, che uno di loro - quello fidanzato - porta a casa una sera tra lo stupore di tutti gli altri. Ma Angela è destinata a ricomparire a più riprese nella casa, costituendo per tutti loro una specie di occasione di educazione sentimentale e sessuale. Fino a quando un giorno arriva una sua telefonata in cui annuncia di essere incinta, ma di non saper esattamente chi è il padre del piccolo che si chiamerà Gabriele.
Tra litigi, ironie, scambi di battute fulminanti, inserti meta teatrali (come quando i ragazzi vanno a fare un provino), la storia scorre divertente e appassionante, senza essere superficiale. Un vero e proprio tuffo in un mondo anni Novanta che per certi versi appare tanto lontano, eppure per altri è vicinissimo - e in qualche modo universale - nei sentimenti e nelle emozioni che un gruppo di amici che divide una casa e sogna un futuro prova e trasmette al pubblico.
Per quanto mi riguarda un'ulteriore conferma della bravura di Fausto Paravidino, capace di scrivere e raccontare storie che hanno il sapore della genuinità, in quell'alternarsi di piccoli e grandi imprevisti, ma anche di inaspettate gioie che solo la vita può regalare.
Voto: 3,5/5
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