Portugal / Cyril Pedrosa. Milano: Bao Publishing, 2012.
L'edizione di Bao Publishing del graphic novel più acclamato di Cyril Pedrosa è di quelle di lusso: un cartonato di grande formato che contribuisce non poco a rendere la lettura godibile non solo sul piano dei contenuti, ma anche su quello visivo.
Il protagonista di questo romanzo è Simon Muchat, alter ego dello stesso Cyril, un ragazzo francese di origine portoghese con un rapporto non del tutto risolto con la propria famiglia e le proprie origini.
Il graphic novel è strutturato in tre parti, dedicate a tre generazioni della famiglia Muchat, lo stesso Simon, il padre Jean, il nonno Abel, e queste tre parti corrispondono sostanzialmente a un viaggio nello spazio e nel tempo: quello che porterà Simon nella terra dei suoi avi, il Portogallo, e indietro nel tempo per comprendere come e perché suo nonno Abel è emigrato in Francia e lì è rimasto, mentre suo fratello Manuel è tornato in Portogallo.
Nella prima parte facciamo la conoscenza con Simon, che vive con la sua ragazza Claire e sta attraversando un periodo difficile, in cui non riesce a scrivere e disegnare, e più in generale non sembra avere interesse a prendere delle decisioni per sé e per la sua vita. La condizione preferita di Simon è quella, reale o immaginat,a di essere completamente immerso nell'acqua e dunque non sentire e vedere nulla di ciò che gli accade intorno.
Un giorno va in Portogallo per un piccolo festival del fumetto e questo primo contatto con la cultura portoghese, nonché l'ulteriore allontanamento dalla fidanzata, lo convincono a prendere in considerazione l'ipotesi di andare insieme al padre in Borgogna, al matrimonio della cugina Agnès, la figlia di Jacques, il fratello di suo padre. Qui in Borgogna Simon ritrova questa sua famiglia divisa, in cui tanti sono i nodi irrisolti tra i tre fratelli, Jean, Jacques e Yvette, in particolare il loro amore/odio per i genitori e per le loro origini.
Simon decide così di andare a Marinha, il paese in Portogallo dove suo nonno Abel è nato e da dove si è allontanato per andare a lavorare in Francia. Qui Simon non troverà tutte le risposte, ma riempirà un vuoto interiore, collocherà un pezzo mancante del puzzle, quello che gli consentirà di ritrovare la voglia di fare, di scoprire, di conoscere, e dunque anche di disegnare e di scrivere.
Come spesso accade nei graphic novel, Portugal di Pedrosa è una specie di esposizione pubblica del proprio percorso biografico e psicologico. La grandezza sta nella capacità di trasformare una vicenda personale in qualcosa che vada al di là di se stessi e che sia in grado di parlare in modi diversi a chi legge e guarda questi disegni.
I disegni di Pedrosa sono molto caratterizzati, nell'alternanza tra tavole con una struttura classica, organizzati in vignette e con contenuti più definiti e puliti, e tavole in cui sembra di poter vedere l'intero lavoro del disegnatore, tutte le linee che si sovrappongono e si intrecciano dei numerosi piani dell'immagine disegnata. A volte i disegni si affastellano, così come i frammenti di conversazione dei personaggi che sono in scena ma che niente hanno a che fare con l'azione principale. Il disegno di Pedrosa è - per come l'ho visto io - una rappresentazione non del visto, ma del percepito, una specie di disegno che riproduce la realtà filtrata attraverso gli occhi della mente.
Ed è per questo che - come altre poche volte mi è accaduto con i graphic novel - ho avuto la necessità di leggere l'albo una seconda volta, per cogliere non solo le sfumature narrative, ma anche per districare l'intrecciarsi e il sovrapporsi delle linee disegnate.
Voto: 3,5/5
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