martedì 12 aprile 2016

Una giornata particolare / con Giulio Scarpati e Valeria Solarino

Una giornata particolare / con Giulio Scarpati e Valeria Solarino. Ambra Jovinelli, 7 aprile 2016

Un biglietto comprato talmente tanto tempo fa che quasi mi ero dimenticata di questo appuntamento. E come sempre accade in questi casi, lo spettacolo è in una settimana pienissima di impegni e la stessa sera c’è anche un concerto che avrei voluto seguire.

A suo tempo mi aveva incuriosita questa riproposizione in chiave teatrale del film famosissimo di Ettore Scola, Una giornata particolare, interpretato da una Sofia Loren e un Marcello Mastroianni in stato di grazia. Mi incuriosisce il fatto che all’adattamento teatrale abbia collaborato lo stesso Scola prima di morire, nonché il fatto che a interpretarlo ci siano due attori molto conosciuti e popolari in ambito televisivo e cinematografico come Giulio Scarpati e Valeria Solarino, che però hanno un’attenzione particolare per il linguaggio teatrale.

Non ho visto il film. Ne conosco la storia e alcune scene che sono entrate nell’immaginario collettivo, come quella sulla terrazza dove ci sono le lenzuola stese.

So dunque che la storia si presta perfettamente a un adattamento teatrale ed è quasi strano che non sia nata a teatro. Una giornata particolare rispetta infatti quell’unità di tempo e di luogo che è tipica del teatro. Siamo a Roma, precisamente in un condominio dove vivono sia Antonietta con la sua famiglia numerosa (il marito fascistissimo e i sei figli), sia Gabriele, un ex radiocronista, epurato perché omosessuale. È il 6 maggio 1938, la data della visita di Hitler a Roma e dell’incontro con Mussolini. La città è interamente mobilitata per la grande parata, cui parteciperanno anche il marito e i figli di Antonietta, che si trova dunque sola a casa. All’inseguimento di un pappagallino fuggito dalla gabbia la donna si accorge del suo dirimpettaio e gli chiede aiuto. Da qui l’inizio di un dialogo e poi di un rapporto che si fa via via più intimo, fino a far emergere non solo il dolore e l’inevitabile destino di Gabriele ma anche l’insoddisfazione di Antonietta.

Tutto ciò avviene nella stessa giornata e i due protagonisti si muovono tra i due appartamenti e il terrazzo condominiale.

Questo adattamento teatrale, che dura un’ora e mezza (poco meno del film), mi dicono sia estremamente fedele alla versione cinematografica, e a me che non ho visto l’originale viene a questo punto voglia di fare il confronto, anche per apprezzare le differenze delle interpretazioni.

Non avendo la possibilità di una comparazione con le interpretazioni di Mastroianni e della Loren, i due interpreti non mi sono dispiaciuti. La Solarino mi pare cresca sempre di più a teatro, e in questo ruolo di donna schiva e ignorante che a poco a poco tira fuori la ricchezza e la complessità del suo mondo interiore, nonché l’infelicità della solitudine sembra particolarmente a suo agio. Di Giulio Scarpati, pur bravo, non ho amato la recitazione molto teatrale, che - come spesso accade - mi toglie un po’ di empatia e di partecipazione ai sentimenti dei protagonisti.

Bella anche la scenografia, con i due appartamenti ricostruiti uno sopra l’altro e illuminati, ovvero oscurati, a seconda del momento narrativo, ma nella scena finale trasformati in due lati dello stesso livello del palcoscenico a rappresentare – secondo me – l’avvicinamento di questi due mondi prima totalmente paralleli e ora in qualche modo connessi.

Chi ha visto il film fa notare che la riproposizione teatrale non aggiunge molto e non ha né un legame specifico con il presente, né risponde alla necessità di riportare l’attenzione su un capolavoro dimenticato, visto che Una giornata particolare è ancora ben presente nella memoria di chi c’era quando il film è uscito e anche nell’immaginario di chi è venuto dopo. E probabilmente è vero, però tutto sommato a me che il film non l’ho visto ha fatto venire voglia di vederlo, per contestualizzare le poche scene famose in una narrazione certamente più articolata. E questo è già un senso.

Voto: 3/5

2 commenti:

  1. Concordo pienamente in tutto e aggiungo solo una cosa: beata te che non hai ancora visto il film, è splendido!

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